La recensione su Pirati dei Caraibi 5: La vendetta di Salazar

di Genga009

2 stelle

"I'm invisible!" "Take the weed-card and get the fuck out of my office!"

Da quando l'impero Disney ha annunciato la nuova trilogia della saga, questo film è quello che ha più senso. Non gode di prove attoriali eccelse, non mantiene un ritmo incalzante per tutta la sua durata, non ha nemmeno effetti speciali discretamente affascinanti.

Non è un bel film.

Si lascia guardare in santa pace, tra situazioni comiche e drammatiche, come un qualsiasi lungometraggio volto a svagare il pubblico. Buona la colonna sono di Geoff Zanelli, storico collaboratore del "circolo Zimmer".

Con le avventure di Al Jourgensen [come chiamo io Jack Sparrow] ci sono cresciuto. Il primo ed il secondo capitolo della prima trilogia sono riuscito a farmeli pure piacere, chiudendo entrmabi gli occhi sulla sceneggiatura. Ciò che rende suggestivi i Pirati dei Caraibi di Verbinski sono due caratteristiche: Johnny Depp nei panni di Al e le atmosfere dark-fantasy che aleggiano in tutte le situazioni di pericolo. Il resto ha i suoi alti e bassi ma, infondo, persino quel mezzo aborto del terzo capitolo resta a galla se si tirano le somme dei personaggi secondari+colonna sonora e impianto tecnico [per quanto mediocre lo trovo sufficiente].

Al quarto capitolo semplicemente non trovo un senso per cui debba esistere. I collegamenti con i precedenti sono talmente scarni e sottili che Oltre i confini del mare potrebbe chiamarsi con qualsiasi altro nome che non porti Pirati dei Caraibi in sovrimpressione. Che ne so: "Il missionario innamorato" o "Agli spagnoli non gusta l'acqua pagana!" o "La vera storia de La Sirenetta" o "Il Re ritardato".

Questo film, invece, senso per appartenere all'universo che lo riguarda ce ne ha. Al si ritrova appresso la progenie di suoi vecchi "amici", l'antagonista di turno è collegato direttamente all'età giovanile del protagonista, quando ancora non era che un ragazzino su una nave pirata, mentre il tesoro di turno ha dei fini ben precisi per la trama. Il sesto capitolo non lo aspetto con ansia, proprio per niente, soprattutto perché la conclusione di questo lungometraggio potrebbe essere la valida fine dell'intera saga. Non è niente di speciale ma almeno è un finale giusto, che non lascia dubbi e che non crea troppe domande.

Questa è l'espressione di Depp per praticamente tutto il film. Vediamo un Al perennemente ubriaco marcio, decaduto, senza un briciolo di ambizione. E a me piace!

Questo protagonista è veramente ben costruito. In cinque film non si ripete mai al 100%, cambia sempre un po', e spesso e volentieri in peggio. In questo caso si rende ridicolo in più di una situazione - e fin qui niente di nuovo - senza avere poi la forza d'animo per riscattarsi o, perché no, di svignarsela a gambe levate dal luogo del misfatto. Lo dico senza indugi: Al Jourgensen in questo film è decisamente rincoglionito. E a me piace!

Ultima cosa.

Questa nuova trilogia si sta dimostrando un tuffo nel passato del protagonista, almeno per quanto riguarda i personaggi inediti degli ultimi due lungometraggi. Gli sviluppi delle varie avventure vengono spesso messi in secondo piano per dare spazio a scemenze quali storie d'amore che nascono in due minuti per poi finire tragicamente in un liet(issim)o fine. Mai una gioia!

Sembra però che ci sia una linea che demarca un solco tra i lavori di Verbinski e questi ultimi. Si potrebbe dividere appunto l'universo cinematografico dei Pirati dei Caraibi in una prima trilogia inglese ed in una seconda trilogia spagnola. Ditemi se anche a voi sta parendo così.

Olé!

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