Regia di Edward G. Muller (Edoardo Mulargia) vedi scheda film
Gringo evade di galera, dove era ingiustamente detenuto, e parte per vendicare la morte del fratello. Lo accompagnano alcuni evasi insieme a lui; strada facendo incontra anche la bella Carmen, che gli si affianca.
"Spaghetti western dozzinale" sembra una definizione coniata apposta per questa pellicola, non la prima nè l'ultima diretta da Edoardo Mulargia (sotto lo pseudonimo di Edward G. Muller), ma soprattutto una delle svariate decine uscite sui grandi schermi italiani in quello stesso 1966. Il filone andava per la maggiore e la stragrande maggioranza dei titoli venivano sfornati con una rapidità impressionante che non lasciava tanto spazio alla fantasia: la dozzinalità è stata pertanto una delle caratteristiche di base dell'intero genere. Questo Vayas con dios, Gringo racconta l'ennesima vicenda di ingiustizia subita e torto riparato (con vendetta, chiaramente), annessi lieto fine evidente fin da subito e storia sentimentale che si sviluppa in parallelo; la sceneggiatura è firmata da Muller e da Glenn Vincent Davis, che poi sarebbe il produttore e coprotagonista della pellicola Vincenzo Musolino. Nel cast spiccano i nomi di Glenn Saxson, Ignazio Spalla/Pedro Sanchez, Lucretia Love, Livio Lorenzon, Giovanni Scratuglia; peculiarità - fino a un certo punto, come stiamo per vedere - del film è la colonna sonora di Felice Di Stefano, che scimmiotta a ridosso del plagio i temi morriconiani per Sergio Leone. Poca violenza per gli standard, trama lineare, stuntmen e sparatorie a iosa: quanto bastava ai tempi per licenziare un altro prodottino da inviare direttamente in sala. 2,5/10.
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