Regia di Giuseppe Sansonna vedi scheda film
E' sempre coraggioso raccontarsi. Tomas Milian ha avuto questo coraggio raccontandosi in maniera generosa e senza filtri nel documentario “The Cuban Hamlet-Storia di Tomas Milian”. Giuseppe Sansonna è il regista di questo documentario e amico di Tomas Milian. Una iniziale chiacchierata è diventata in seguito una intervista e poi ancora un documentario girato a Cuba a l'Havana.
Tomas Milian decide infatti di ritornare nella sua città natale dopo che non ne aveva fatto più ritorno dal 1956, anno in cui la lasciò per andare a New York ed entrare all'Actor Studio e iniziare così la sua avventura nel mondo e nel cinema.
Il documentario si regge esclusivamente su Tomas Milian, le sue parole, i suoi racconti, gli aneddoti e la sua figura che pare quasi ritagliata e appoggiata sullo sfondo di una Havana oramai lontanissima dalla sua vita. Una Havana che contiene suo malgrado ancora molti ricordi importanti, passaggi fondamentali per la crescita di Tomas ragazzino. Molto toccante il momento in cui Tomas racconta del rapporto difficile con il padre, un ufficiale dell'esercito cubano. Un padre violento e prepotente che decide di uccidersi con un colpo di pistola davanti agli occhi del figlio dodicenne. Questa esperienza traumatica condizionerà per sempre (tutt'ora) la vita di Tomas, che descrive quel tragico evento come un colpo di pistola che da il via ad una gara di corsa. Un “via” esasperato, urlato e lacerante che mette fine per sempre alla fanciullezza del piccolo Tomas e da l'inizio ad una nuova fase, una nuova sfida.
Tomas attraversa le strade de l'Havana non riconoscendo più le persone che vi abitano. Si sofferma davanti alla villa di famiglia senza trovare il coraggio di entrarci, descrivendo ricordi personali e molto teneri legati alla sua amata zia e alla nonna. Cerca un suo antico amore, una lavandaia mulatta con la quale aveva avuto una intensa storia sentimentale, storia contrastata per ragioni razziali. “Quando mi hanno detto che era morta 11 anni fa” racconta Tomas “essendo io molto egoista ed egocentrico, ho pensato... ho voluto pensare, che fosse morta pensando a me!”.
Tomas si avvia lungo il cimitero per cercare la tomba della sua fidanzata dell'epoca, ma non trova né quella né quella della sua famiglia. Cuba è rimasta lontana e aliena in questi ultimi 50 anni, e l'attore si sente straniero in patria. Tomas ritorna a casa danzando al ritmo di una musica coinvolgente. Per una volta senza parole, l'attore cubano si lascia trascinare a casa dalla musica, pienamente -ora sì- a suo agio tra la sua gente.
Provo molta tenerezza ascoltando le parole di questo anziano signore (82 anni il 3 marzo appena trascorso), cresciuto artisticamente in Italia. Sono le parole schiette di uno che si è sempre messo in discussione, che non si è adagiato sulle proprie posizioni, che vuole piacere e farsi scegliere: “...faccio che la gente rida con me e non di me, c'è un flirt tra i miei problemi, me e il pubblico. Ho usato questo flirt per ricevere amore e applausi. Non ho fatto scelte, mi sono fatto scegliere, sono in definitiva una puttana!”. Ride... e io con lui, con me questo flirt, questa seduzione continua a funzionare.
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