Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
Si parte con le note incalzanti e autoironiche di Morricone scandite dal tormentone VAMOS A MATAR COMPANEROS cantato dai Cantori Moderni di Alessandroni, il carrello che scorre veloce sulla corsa di Lola con il villaggio messicano di San Bernardino sullo sfondo (ricorda la corsa di Tuco nell’estasi dell’oro leoniana). Infatti IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO è un modello, un archetipo ma se torniamo un attimo indietro anche il QUIEN SABE? di Damiani lo è.
Sergio Corbucci era un romano con senso dell’umorismo atavico, veniva dalla commedia e con il western ha fatto sul serio con DJANGO e IL GRANDE SILENZIO. Nel ’70 ha saputo fondere le tre anime: la sua ironia unita ad un disincanto politico, il western canonico e la commedia. Un equilibrio che funziona e risulta ancora godibile.
Il furbo, l’ingenuo, il saggio potrebbe essere il sottotitolo di VAMOS. Il primo è lo svedese Peterson detto Pinguino: un accattivante e spiritoso Franco Nero, mercenario dal cuore di dollaro, elegante e colto, dai grandi laghetti azzurri. L’ingenuo è Vasco: un messicano rozzo e sboccato, bandito sbandato innamorato della ribelle con giudizio Lola. Quest’ultima ha sposato la causa del professor Xantos (un ispirato Fernando Rey), il saggio che predica la non violenza, gli ideali da contrapporre agli opportunismi del generale Mongo. Come le sue amate tartarughe preferisce festina lente affrettarsi lentamente per meglio ponderare le situazioni. Con la sua morte, in braccio ad un fucile scarico, Corbucci sancisce il suo pensiero sui rivoluzionari con il libro in mano destinati alla sconfitta. Le idee resteranno ma senza le armi dei mercenari alla “Pinguino” non si andrà lontano. A corollario abbiamo il bizzarro John, un faccendiere americano che ha come unico amico un falcone: interpretato da un inquietante Jack Palance. Il peone eroe quasi per caso El Vasco è un Tomas Milian in gran forma, la cui bella voce originale resta ben impressa nello spettatore.
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