Regia di Claudio Caligari vedi scheda film
Quello che purtroppo resterà l'ultimo film di Claudio Caligari inizia con un'autocitazione, ovvero la scena del gelato di Amore tossico, film del quale Non essere cattivo costituisce un aggiornamento ai nostri tempi, arrivato a più di trent'anni di distanza. Dal punto di vista del contenuto, la "cultura" del "tiro" ha sostituito quella del "buco", tanto che i nostri protagonisti considerano tossici quelli che ancora si iniettano l'eroina con aghi e siringhe. Le conseguenze di questo metodo si riverberano ancora sull'oggi, sulla malattia che si è portata via la sorella del protagonista e sulla stessa che affligge la sua adorata nipotina.
La droga dei nostri tempi è forse meno pregnante ed almeno apparentemente condiziona un po' meno la vita dei protagonisti di Non essere cattivo rispetto a quelli di Amore tossico, ma i meccanismi sono più o meno gli stessi, perché lo spaccio finanzia la droga in un meccanismo senza fine.
La droga, comunque, uccide ancora, direttamente o indirettamente, e purtroppo costituisce tuttora una sorta di mezzo espressivo per troppi giovani delle periferie suburbane. Lo scenario in cui si muovono i protagonisti di Non essere cattivo, infatti, somiglia da vicino a quello dei primi romanzi di Pasolini. Anche lo sguardo di Caligari somiglia da vicino a quello dell'autore di Una vita violenta, colmo di pietà umana e sarcasmo per questi personaggi, molti dei quali sembrano intrappolati in un circolo vizioso. Proprio come la battuta che ho letto qualche settimana fa in internet, secondo la quale «se i drogati smettessero di drogarsi avrebbero più soldi per la droga».
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