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Non essere cattivo

Regia di Claudio Caligari vedi scheda film

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La recensione su Non essere cattivo

di barabbovich
8 stelle

Tre grandi film in 32 anni, il ritratto a tinte pasoliniane della suburra romana, un mondo di disperati ed emarginati incattiviti: è questa l'eredità che ci lascia Claudio Caligari, regista fuori dagli schemi, appartato, costretto ripetutamente a rinunciare ai suoi progetti perché i produttori non rispondevano neppure al telefono. C'è voluta la determinazione e l'impegno di Valerio Mastandrea per portare sul grande schermo questo suo ultimo lavoro che esce postumo. Non essere cattivo chiude idealmente il cerchio di questa trilogia di disperazione e morte cominciata a Ostia con Amore tossico. Siamo nel 1995 e la storia ruota intorno alle vicende di Cesare (Marinelli) e Vittorio (Borghi), nullafacenti che vivono di espedienti, sballo continuo e piccolo spaccio dalle parti dell'idroscalo (luogo per eccellenza della poetica pasoliniana). Per Vittorio la redenzione, che significa un lavoro da manovale e una famiglia, arriva quando si innamora di Linda (Mattei). Per il suo dioscuro Cesare il percorso è più tortuoso e il legame con la droga più difficilmente rescindibile.
Si rimane attoniti per la perdita di un talento come Caligari a guardare questo suo ultimo film, un'analisi antropologica dei drop out caratterizzata soprattutto dal contrasto tra l'asprezza del mondo esteriore e la vulnerabilità di quello interiore, con la quale il regista di origini piemontesi, morto appena 63enne, lascia non solo un segno profondo sul piano narrativo, ma dimostra di avere raggiunto una maturità espressiva totale, tra riprese eccellenti, montaggio serrato e attori diretti superbamente. Impressionante fino a farsi irriconoscibile la metamorfosi di Luca Marinelli, assennato e dolcissimo protagonista di Tutti i santi giorni, qui trasformato in un tossico costantemente sopra le righe e definito da Giulio Sangiorgio su FilmTV "il miglior attore italiano". Esistono anche Castellitto e Bentivoglio, ma lui è lì...

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