Regia di Jin Jang vedi scheda film
Man on High Hell è un film Sud-coreano del 2014 scritto, diretto e prodotto da Jang Jin, con Cha Seung-won protagonista; il film ha vinto (meritatamente) "Le Grand Prix 2016 du festival international du film policier de Beaune".
Presente nel catalogo Netflix è intitolato Tacchi Alti.
Jang Jin da noi è sconosciuto mentre in Corea è stimato da tutti, autore a 360° gradi caratterizzato da uno stile incredibilmente eccentrico in grado di mescolare più generi infrangendo spesso i confini, con risultati finali intriganti e lo si capisce chiaramente da questo Man on High Heels.
Jang Jin parte dal noir (polar-noir) regalandoci subito un prologo stupendo con una regia eclettica: impossibile non soffermarsi sulla scena in cui il regista ci propone, attraverso un flashback di un noto boss della ganpeh (mafia), un dettaglio su un bicchiere tra i più innovativi degli ultimi anni, al cui interno del bicchiere rivediamo la vicenda narrata dal boss (interpretato da Song Young-chan , presente ad esempio nel bellissimo Veteran //www.filmtv.it/film/81094/veteran/recensioni/860555/#rfr:none di Ryo Seung-wan).
Jang come sempre propone e mescola intelligentemente molta carne al fuoco (tra i migliori ad amalgamare più generi); anche lui fa parte della generazione dei "70" (nato il 24 febbraio 1974) e questo significa sempre e solo una cosa: cinefilo fino al midollo, ma senza compromettere la sua elevatissima creativtà (Darcy Paquet, noto critico americano esperto di cinema sud-coreano, definisce Jang «uno dei registi coreani più originali»), a tal proposito meraviglioso l'omaggio a The Grandmaster del maestro Wong Kar Wai e nello specifico viene riproposta la celebre scena in cui Tony Leung Chiu-wai sconfigge sotto la pioggia numerosissimi nemici, il tutto attraverso un flashback di un altro boss (fratello del primo citato).
Il film mette in scena un soggetto alquanto intrigante ed assolutamente originale; il protagonista si presenta come un poliziotto d'acciaio, poche parole e tante mazzate tuttavia nessuno conosce la sua vera natura; Ji Woo (Chan seung-won) in realtà è una dolcissima ragazza costretta a vivere nel corpo di un uomo.
Jang Jin analizza molto bene una tematica spinosa come quella dell'identità transgender evitando retorica e banalità, grazie soprattutto ad una regia a tatti molto delicata che analizza in profondità la psiche del soggetto.
L'autore coreno apprezza molto il sentimentalismo -inserito bene nel contesto- e tramite vari flashback ci racconta di un amore giovanile ostacolato dalla società: il giovanissimo Ji Woo esasperato, ad un certo punto esclamerà «siamo malati» tuttavia l'amore è puro e sincero ma il lieto sembra pura utopia.
Film inteso dove genere e autorialità si amalgamano alla perfezione, da vedere.
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