In una elegante villa di campagna vive la famiglia Santoro, la cui capostipite è l'anziana Teodora. Un giorno il figlio della donna ha un incidente e rimane paralizzato; la moglie Eleonora si getta fra le braccia di un amante, ma la suocera fa di tutto per sostituirlo con un altro di sua scelta.
Drammone in interno borghese con famiglia allo sbando che nelle apparenze cerca di mantenere una composta dignità. Un film, insomma, già visto cento altre volte - e spesso fatto meglio. Sia per la mediocre produzione che sta dietro questo L'amantide, sia per le altrettanto ristrette possibilità artistiche del regista, Amasi Damiani, mestierante il cui nome è oscuro ai più. Una spruzzata di erotismo (pure grossolano, talvolta) sigilla l'operazione, con una sceneggiatura firmata da Piero Regnoli e Luigi Esposito partendo da un soggetto del regista e di Alberto Damiani, presumibilmente un parente. Erika Blanc e Aldo Reggiani sono gli unici due attori degni di nota sul cartellone; fra gli altri nomi si trovano Andrea Aureli, Pia Giancaro, Piero Mazzinghi, Anna Zinneman, Lida Ferro: poco di rilevante, in pratica. E considerando la riuscita estetica della pellicola non c'è nulla di cui sorprendersi, come nel constatare il quasi-anonimato dei collaboratori tecnici di Damiani accreditati nei titoli del film. Forse il prodottino nutriva in partenza anche qualche ambizione, prontamente tradita però dall'imperizia e dalla povertà di mezzi con cui è stato realizzato. 2,5/10.
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