Regia di Bruno Mattei vedi scheda film
La ricetta è quella nota: erotismo e sadismo, sesso e violenza per l'ennesimo titolo aderente al genere definito 'nazisploitation'. Ovvero: torture e stupri su detenute nei lager della seconda guerra mondiale. Ma Mattei mette le mani avanti - tipico per questo tipo di pellicole, solitamente destinate a censure e accuse infamanti - e tenta di accattivarsi le simpatie quantomeno della critica ispirandosi apertamente agli esperimenti del folle dottor Mengele, colui che ricercava scientificamente di creare la 'razza perfetta' di esseri umani; le didascalie conclusive del film sono una sorta di captatio benevolentiae di questo tipo. Spiegando che fine hanno fatto i vari gerarchi nazisti protagonisti del lavoro, Mattei e i suoi due co-sceneggiatori (Giacinto Bonacquisti e Aureliano Luppi) vorrebbero oltrettutto conferire all'opera una patina di pretesa storica, di attendibilità cronachistica. Bene, in concreto ovviamente non c'è nulla di tutto ciò: il film è il consueto e prevedibile rimescolare di scene di sesso e di torture a casaccio, con una regia naturalmente più che compiaciuta e nessun tipo di critica al di fuori delle suddette didascalie in chiusura. Ivano Staccioli, Ria De Simone, Giovanni Attanasio, Sonia Viviani sono i nomi di spicco fra gli interpreti (si considerino gli altri), molti dei quali compaiono anche nel coevo Casa privata per le SS, presumibilmente girato da Mattei in contemporanea o consequenzialmente, usanza tipica di quel periodo per ridurre i costi dei lavori. 1,5/10.
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