Regia di Patrick Kennelly vedi scheda film
Horror "impegnato" per un esordio poco gradito dal pubblico, che ha costretto al ritiro dalla scena il promettente regista. Sulla linea di Eat (2013) e Starry eyes (2014), Excess flesh mette in risalto la difficile condizione delle ragazze più sensibili e deboli, costrette a confrontarsi con modelli ideali di bellezza e successo inarrivabili.
Los Angeles. Jennifer (Mary Loveless) esce da un divorzio ma ha saputo rifarsi una vita, appagata da relazioni sessuali occasionali e soddisfazioni sul lavoro. Vive in un appartamento condiviso con l'amica Jill (Bethany Orr), che a differenza di lei sta passando un periodo critico. Ossessionata dal peso ma purtroppo irreversibilmente bulimica, Jill mangia in continuazione di tutto e spesso risputa fuori quello che ingoia. Subisce inoltre con apparente sottomissione i maltrattamenti di Jennifer. L'amica, in realtà, tenta di stimolarla spingendola a uscire di casa, cercare un lavoro e curare maggiormente l'immagine di se stessa. La madre di Jill, drogata ed esaurita, ogni tanto la contatta in video chat, contribuendo a rendere il suo stato d'animo sempre più in pericoloso abbandono. Nemmeno le attenzioni di Rob (Wes McGee), un gentile ragazzo che ha premura di lei, sembrano scuoterla dall'indolenza e dalla pigrizia che la spinge a trascurare persino l'igiene della sua persona. L'ennesimo rimprovero di Jennifer fa scattare una molla nella psicologia ormai contorta di Jill. Durante la notte incatena l'amica nell'intenzione di farsi ascoltare. Perché ha molte cose da dirle, a suo modo. E' l'inizio di una lunga prigionia, alla quale Jennifer non riesce a sottrarsi dovendo subire lo stato di sporcizia, abbandono e delirio che dalla mente di Jill si è esteso diffondendosi all'interno dell'appartamento.
Patrick Kennelly desidera debuttare in regia con un'opera prima antipopolare, di sicuro effetto (negativo) sul pubblico. Sgradevole nella messa in scena e soprattutto per una sceneggiatura "nera e deprimente" che attanaglia fin dall'inzio la sventurata protagonista (la bravissima Bethany Orr). Il soggetto sembra volere raccontare il declino di un'ideale tipicamente americano (quello del consumismo e il suo complementare dell'apparenza) che induce sempre più giovani a sentirsi inadatti e inappropriati rispetto ai modelli idealizzati dalla pubblicità. I vip del benessere e della bellezza diventano ingiusti e impropri modelli di paragone, al cui confronto il cittadino comune (qui una ragazza, ma il discorso può essere esteso all'altro sesso) subisce un inevitabile senso di inferiorità. Jill non riesce più a competere, decide di abbandonare tutto e tutti chiudendosi non solo in se stessa, ma tra quattro mura. Una ipotetica prigionia, nella quale coinvolge la disinibita (e forse un pò egoista) più fortunata amica. Il concetto sul quale posa le fondamenta Excess flesh è analogo a due film precedenti, trattati da diversa prospettiva: Eat (Jimmy Weber, 2013), con il quale condivide in parte la mostruosa patologia dell'autofagia messa in scena nell'epilogo, e Starry eyes (Kevin Kolsch e Dennis Widmyer, 2014) che presenta un ulteriore punto di contatto per la splendida colonna sonora, opera dello stesso autore (Jonathan Snipes). Kennely però, a differenza dei predecessori, si dilunga troppo in scene deprimenti e disgustose con dettagliati primi piani di bocche avidamente spalancate su bocconi di cibo che fuoriescono, cadono sui vestiti, quando non rimangono appiccicati attorno alle labbre delle due protagoniste. Una sequenza, ad esempio, del tutto gratuita e insensata per quanto lunga (quasi dieci minuti), vede Jill di fronte alla macchina da presa abbuffarsi di pietanze che poi sputa mentre, saltuariamente, schiaffeggia se stessa. Nel tragico e allucinato finale, anche grazie alla scena onirica della protagonista con presenza di tutti i conoscenti (amica, madre, vicina di casa), Kennelly recupera punti, ma ormai l'eccessiva insistenza su dettagli ripugnanti ha inevitabilmente indotto la maggior parte degli spettatori a interrompere la visione. Peccato, perché l'argomento è interessante, le attrici sono adeguate, in parte e la regia appare essere stata piuttosto curata. Il positivo apprezzamento critico di Excess flesh non corrisponde certo alla tiepida, per non dire pessima, accoglienza del pubblico (3,7 su 10 la media dell'imdb). Un mediocre riscontro popolare, che ha allontanato (ingiustamente) da nuovi progetti l'autore, relegando la sua attività nell'ambito dei cortometraggi.
"La bulimia (dal greco, composto di «bue» e «fame», dunque 'fame da bue', cioè 'gran fame') indica un senso eccessivo e disordinato di fame, ed è un sintomo comune a malattie di diversa natura. La bulimia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare che consiste nell'ingurgitare una quantità eccessiva di cibo per poi ricorrere a diversi metodi per non assimilarlo e, quindi, non ingrassare (vomito autoindotto, utilizzo di lassativi, digiuni, ecc.)." (Fonte: Aforismario)
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F.P. 18/01/2021 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 103'18")
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