Regia di Lorenzo Gicca Palli vedi scheda film
L'eros svastika non allineato, ovvero l'esemplare più assurdo di un filone già di per sé antimoralista e iconoclasta. Accostabile alla commedia demenziale in stile Sturmtruppen, ma con un'alta dose di nudo femminile.
"I fatti narrati in questo film non sono mai successi. Ma avrebbero potuto accadere. Perché, in qualsiasi situazione, sotto qualsiasi regime, in qualsiasi clima, l'unione degli uomini per soggiogare le donne e farne oggetto è immediata, spontanea, addirittura fatale. Sotto questo profilo, questo film vuole essere un simbolico omaggio alla donna, nella sua lotta per sottrarsi alla fallocrazia." (Didascalia sui titoli di testa)
Durante gli ultimi giorni del Terzo Reich, in un campo di prigionia con detenute di nazionalità tedesca (perchè accusate di tradimento o parenti di cospirazionisti), destinate in buona parte all'impiccagione - organizzata in dettaglio dal medico del campo, Fanning (Luciano Pigozzi) - si diffonde la notizia dell'avanzata americana. Destabilizzato il maggiore Werner, la nuova guida del lager decide di accumulare denaro per poter fuggire in un luogo sicuro (Argentina o Spagna). Per ottenere una cifra sufficiente a garantire la fuga viene quindi allestito un bordello, con offerta libera delle detenute ai prigionieri americani del vicino Campo 71, che potranno così pagare con oggetti di valore le prestazioni delle ragazze.
Maggiore Werner: "Soldato! Hai palpato il culo delle prigioniere, prima di frustarle."
- "Io volevo solo metterle nella posizione giusta!"
Lorenzo Gicca Palli si esprime, in regia, nel breve lasso temporale che va dal 1968 al 1976, una breve frazione di tempo. Dopo l'esordio (Giorni di sangue) realizza altri quattro film pressoché dimenticati (il più famoso è un mezzo western dal titolo Il venditore di morte, interpretato da Klaus Kinski). Passando anche dal decamerotico (Primo tango a Roma... storia d'amore e d'alchimia), finisce nei territori del nazi-erotico (anche detto eros-svastica o nazi-porno) con questo Liebes Lager, un prodotto decisamente "fuori standard". Perchè fuori standard? Perchè Gicca Palli sembra quasi girare una variante di Sturmtruppen che, coincidenza vuole, viene realizzato da Samperi il medesimo anno. Variante sì, ma con molto più nudo e un'insistita mercificazione di tette e culi che, in contrasto con la ruffiana didascalia iniziale, della donna fa solo e soltanto un ritratto monodimensionale, limitato al corpo, al fisico e ovviamente alla vulva, quest'ultima vero e proprio, ambìto, traguardo dei soldati in astinenza. Ovvero, stando al buon Gicca Palli, sembra che ogni femmina sia necessaria solo e soltanto come diversivo sessuale, fintanto che è giovane e bella; poi, una volta anziana, le spettano le inevitabili mansioni domestiche, compreso l'uso dei fornelli di cucina.
Liebes Lager, pur ponendosi dunque nel filone estremo con campi di concentramento popolati da tedeschi violentatori e sadici, più volte finisce nel grottesco. Spesse volte volutamente, com'è nel caso del capitano Binder, un anziano miope alla ricerca degli occhiali, appena caduti: infilando il capo in un cappio penzolante finisce impiccato; nel trapasso urina in testa al maggiore. "È il rilassamento degli sfinteri", interviene l'esperto Fanning che poi prosegue: "Un felice concatenarsi di circostanze fortuite ha prodotto la più bella esecuzione cui abbia assistito da anni!". In risposta il maggiore esordisce: "Proibisco il suicidio! I colpevoli verranno puniti a norma di legge."
Insomma, questi nazisti non hanno nulla del soldato come è stato fatto percepire al volgo, ossia come lo intende l'opinione comune. Hanno invece molto dei paffuti e svaniti personaggi (anche nei nomi, un sergente di Liebes Lager si chiama Katz) che animano le strisce di Bonvi: pasticcioni, casinisti, disonesti, traditori, egoisti, con l'aggiunta di un un ingrediente sleazy e pecoreccio: sono anche e soprattutto guardoni, come suggeriscono le scene delle ispezioni corporali, eseguite con olio e guanto (step 1: "Chinarsi leggermente in avanti"; step 2: "Girarsi e allargare le gambe"-, questi sono i comandi del verificatore), o quelle delle docce sincronizzate, fatte eseguire alle prigioniere in gruppo e a tempo dell'esercizio "Calat mutand" (sic) ("Uno, due: lombi e reni; tre, quattro: anche e fianchi).
Gicca Palli insiste, per tutto il primo tempo, in questo maleducato clima ironico, di fatto a dir poco inappropriato dato il contesto. Così più spesso vediamo il personaggio caricaturale, interpretato da Pigozzi, filosofeggiare sul progresso della scienza, a suo modo di vedere rappresentato unicamente dalla lunghezza della corda usata nelle impiccaggioni (più è lunga e peggiore sarà il supplizio, con la vittima destinata ad un lento soffocamento). Da una prigioniera, invece, veniamo informati del perchè il maggiore Werner si tenga a debita distanza dalle donne: "Una scheggia di granata gli ha portato via i gioielli di famiglia."
Si sprecano anche le battute di cattivissimo gusto. Mentre una musica da film thriller (opera del bravo Alessandroni) accompagna la scena delle docce, il tenente che assiste chiede che venga portato sapone di marca ebrea: "Quella cassetta di sapone forse era uno scienziato o un professore di filosofia. Chi ha detto che gli ebrei non servono?"
E per non farsi mancare nulla, il regista omaggia anche Malizia (evidentemente conosceva molto bene il cinema di Samperi) quando due prigioniere, su un balcone e senza mutande, pitturano un muro.
Alla fine ne esce un prodotto a dir poco imprevedibile, dal taglio evidentemente comico, ma sviluppato in un contesto che dovrebbe essere invece tragico, con presenza di donne nude soprattutto alla fine (tutto il secondo tempo nel bordello). Un film del limitato (nel tempo e per numero di esemplari) genere definito nazi-porno, ma che non sta' ai patti!
"Appendere un uomo per il collo, non è lo stesso che strozzare un pollo. Ma un boia di Londra, uomo di mente acuta, inventò la lunghezza di caduta." (Lettura dedicata al tenente Fanning)
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