Regia di Alistair Legrand vedi scheda film
Un film ben fatto, a dispetto di una contorta sceneggiatura che partendo da uno stato di grazia (horror) finisce per sconfinare nel più bislacco tema fantascientifico. Seconda parte piena di CGI con esagerazioni di effetti luminosi derivati da un uso sconsiderato della scienza di confine (o fisica quantistica). Un bel pastrocchio...
Madison (Ali Larter) rimasta vedova in giovane età, si trova a vivere in gravi condizioni finanziarie con due bambini piccoli da accudire, all'interno di una casa ambita dalla CamSet, associazione di ricerca scientifica che spinge -quasi con ricatto- a farne vendere la proprietà. Da tempo, però, fatti paranormali, tipo apparizioni spettrali, fenomeni poltergeist e rumori indefiniti coinvolgono lei e i figli al punto che -quando tentano di fuggire fuori di casa- i bambini vengono aggrediti da una forma di allergia inspiegabile. Madison, pur senza volerlo, coinvolge Nikolai (Arjun Gupta) docente scolastico con il quale sperimenta anche una relazione sessuale. I due, utilizzando apparecchiature elettroniche all'avanguardia, risalgono all'enigmatico progetto Echo, portato avanti dal professor Gerber, incaricato proprio dalla CamSet. Si tratta di una serie di test effettuati su esseri umani, mediante un non meglio definito acceleratore di protoni (!?!)...
Che altro aggiungere? Una trama al limite del delirante che già in parte rende l'idea di questo non riuscito ibrido tra generi, altrove, simbiotoci (pensiamo solo a David Cronenberg per esempio). Questa volta il debuttante in regia (con aggravante di avere apposto la firma anche al testo), si chiama Alistair Legrand (nel 2017 realizza il secondo lavoro con Clinical) che qui trae evidentemente esempio da certo cinema "matriarcale", ultimamente (dopo il successo di Badabook) assai invasivo nell'horror.
Certo, se avesse mantenuto queste coordinate -tutto sommato- questo The demoniac (titolo tra l'altro improprio e inadatto) sarebbe senz'altro stato quantomeno interessante. Cosa che invece non lo è per niente, a causa dell'elemento fantascientifico forzatamente inserito nel contesto poltergeist, quindi in grado di asfissiare quanto di buono lo precede: ossia le manifestazioni di tre distinte entità che -per aspetto- sembrano arrivare direttamente da Hellraiser di Clive Barker. Invece, a danno dell'atmosfera e del clima che si era creato, ecco giungere lo "spiegone" razionale che tira in ballo teorie sulla Relatività e presunte apparizioni in arrivo -nientemeno- che dal futuro.
A questo punto, assume un senso il finale, con Madison investita da un arcobaleno colorato che ricorda i trips del protagonista immerso nella vasca di deprivazione sensoriale in un vecchio (ma indimenticabile) film di Ken Russel: non ci sono dubbi, gli sceneggiatori hanno dato corpo al soggetto dopo avere raggiunto fantasiosi... Stati di allucinazione!
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