Regia di Hèctor Hernández Vicens vedi scheda film
Se l'incipit di questo thriller necrofilo in salsa iberica lasciava ben sperare sulla vena iconoclasta di una moderna rappresentazione della civiltà dell'immagine e delle sue derive nichiliste,il film vira ben presto verso le consuete soluzioni dell'hard boiled tarantiniano,rientrando nell'affollato panorama delle più dozzinali produzioni di genere
Grazie alla complicità di un loro amico impiegato presso la morgue di un ospedale spagnolo, due amici riescono ad introdursi nella sala mortuaria dove è appena stata trasportata la salma della giovane e famosa attrice Anna Fritz, deceduta in tragiche circostanze. Due di loro decidono, contro la volontà del terzo, di abusare sessualmente del cadavere. Proprio sul più bello però, la ragazza si sveglia...
Se l'incipit di questo thriller necrofilo in salsa iberica lasciava ben sperare sulla vena iconoclasta di una moderna rappresentazione della civiltà dell'immagine e delle sue derive nichiliste (Antiviral - 2012), piuttosto che sulla macabra rappresentazione di una identificazione culturale con il vuoto di valori che da essa se ne può trarre, il film dell'esordiente Hèctor Hernández Vicens vira ben presto verso le più facili e consuete soluzioni dell'hard boiled tarantiniano, ritagliandosi uno spazio modesto nell'affollato panorama delle più dozzinali produzioni a buon mercato. Anche tenendo per buone le idee di una messa in scena che sfrutta adeguatamente l'ambientazione claustrofobica ed un lavoro sulle luci ed il sonoro capaci da soli di creare il giusto climax di angoscia e tensione, sembra andare a farsi benedire perfino il labile riferimento alle contaminazioni mortifere di thriller a tema (Nightwatch, After.Life, El cuerpo), piuttosto che la strada assai più impegnativa di una indagine morbosa alla scoperta di psicologie border line che cedono alle pulsioni tanatoerotiche ed all'ambivalenza del loro rapporto con un prolifico ed allucinato immaginario di palingenesi (Kissed,Excision). Niente di tutto questo insomma già dopo i primi quindici minuti di visione di un mediometraggio (solo 74 minuti e sono pure troppi!) in cui, non ostante le inverosimiglianze dell'azione e dei dialoghi, la progressione del meccanismo drammaturgico si risolve nel gioco al massacro di una leadreship criminogena che porta alle sue estreme conseguenze il solito pretesto sulla banalità del male: una volta che cominci ad uccidere ti scappa la mano e forse ci prendi pure gusto. Insomma la pezza è sempre peggio del buco che si vuole coprire e ben presto la dicotomia etica tra rei ed incolpevoli reclama il suo naturale tributo di sangue. Finale non tanto a sorpresa ma degno di nota per il suo valore catartico e liberatorio non proprio accomodante. Presentato in anteprima mondiale al South by Southwest festival 2015 ha incassato molto poco pur avendo uno straordinario successo nel circuito del pirate streaming; segno dei tempi certo ma anche di una politica distributiva miope e autolesionistica che dimostra ancora una volta di avere un pessimo rapporto con i nuovi canali dell'intrattenimento digitale. Curioso caso di morte apparente...dell'industria cinematografica.
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