Regia di Hèctor Hernández Vicens vedi scheda film
Di cadaveri che tornano in vita, ormai, c'è una vera inflazione, ma, per fortuna, almeno sotto questo punto di vista, l'esordiente regista spagnolo sceglie di distinguersi. Il cadavere in questione, quello di una famosissima e bellissima attrice, torna sì in vita, ma da una morte apparente. Il film inizia muovendosi su traiettorie malate, tipiche di certo horror anni settanta, in cui la necrofilia la fa da padrona, suscitando più di un turbamento, ma Vicens non ha coraggio e quindi, dopo lo scontato "colpo di scena", il film scivola sulla china di un thriller piuttosto banale e recitato peggio. Di horror, qui, c'è solo la location, un obitorio, che diventa il set principale per tutti i settanta minuti della pellicola, piuttosto breve e snella, altro punto a favore. La storia ha diverse forzature ed è telefonato come una mediocre serie TV, con la stessa fotografia patinata, che toglie ulteriore pathos alla vicenda: serviva una fotografia più cattiva, sporca, puzzolente. Qui, neppure il sangue sembra vero. Anna Fritz e il suo bel corpicino scivolano via educatamente nelle righe, senza colpo ferire, barcamenandosi in una mediocrità che non è schifezza ma nemmeno cinema di alto livello. Un'idea discreta, rovinata da una regia piatta, senza sussulti, e dagli attori, che, a confronto, i bamboccioni dei film horror americani sembrano tutti De Niro.
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