Regia di E. G. Rowland (Enzo Girolami) vedi scheda film
Vado... l'ammazzo e torno è la personale variazione sul tema de Il buono, il brutto e il cattivo a cura di Enzo Girolami (futuro Enzo Castellari, qui con lo pseudonimo E. G. Rawland); d'altronde la stessa battuta che dà il titolo al film è, sì, presente nella sua scena iniziale, ma proviene proprio dal film di Sergio Leone (la pronunciava Eli Wallach). Seconda regia per Girolami, secondo spaghetti western dopo il non disprezzabile Sette winchester per un massacro (1967); anche i suoi prossimi lavori rimarranno confinati nel genere tanto popolare in quegli anni e, in fin dei conti, non si può riconoscere al regista, ancora neppure trentenne, una discreta padronanza dei mezzi e una buona propensione 'estetica' (già qui sono presenti tutti i canoni del filone del western all'italiana: zoom su canne di pistola e sguardi truci, duello - triello in verità - finale, largo uso di spazi aperti, etc.). In ciò è sicuramente aiutato dai suoi co-sceneggiatori, Tito Carpi e Giovanni Simonelli, che partono da un soggetto di Romolo Guerrieri (nato Girolami, zio di Enzo) e Sauro Scavolini. Non male anche le scelte di casting, con lo sbruffone George Hilton, il duro Gilbert Roland (nel suo breve, ma intenso periodo italiano), ma anche il claudicante Edd Byrnes a comporre il trio centrale di protagonisti; in parti minori troviamo Ivano Staccioli, Josè Torres e Pedro Sanchez (cioè Ignazio Spalla). Interessante, per quanto poco 'spaghetti' (accettata drasticamente, in modo fin troppo pacifico), l'idea della divisione finale del bottino. Prodotto povero - e si vede - ma confezionato con decenza e ben ritmato. 3/10.
Un cacciatore di taglie è sulle tracce del bandito Monetero, che ha appena assaltato un treno carico d'oro. Ma uno scagnozzo di Monetero fugge con il bottino e si mette così alle calcagna sia i primi due che il banchiere derubato.
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