Regia di Jörg Buttgereit, Michal Kosakowski, Andreas Marschall vedi scheda film
Antologico ad episodi, dai diversi esiti ma realizzato comunque con cura e con attenzione ai contenuti. Assolutamente consigliato ai cultori del cinema bizzarro.
Tra Berlino e Varsavia si snodano tre episodi, protagonisti vittime e carnefici costretti a confrontarsi con la precarietà dell'esistenza umana, mentre sullo sfondo -muti testimoni dei sanguinari eventi- si intravedono inquietanti decorazioni, poste a ridosso di cinerei edifici tedeschi.
Final girl (regia di Jörg Buttgereit **1/2)
Una giovane ragazza (Lola Gave) si prende cura di alcuni porcellini d'India mentre -contemporaneamente- evira un uomo prigioniero in un'altra stanza. È solo il primo stadio di una lunga serie di torture, attuate con attrezzi casalinghi.
Make a wish (regia di Michal Kosakowski ****1/2)
Una coppia di polacchi sordomuti viene aggredita da una banda di violenti naziskin. Grazie ad un amuleto che ha dato luogo ad un miracolo durante la Seconda Guerra Mondiale, la ragazza riesce a compiere un sortilegio, in grado di attuare uno scambio di persona tra il leader del gruppo criminale e il suo compagno.
Alraune - Mandragora (regia di Andreas Marschall ***)
Eden (Milton Welsh) è un famoso fotografo di Berlino. Durante un servizio di nudo femminile viene piantato, per gelosia, dalla compagna Maya (Désirée Giorgetti). Per distrarsi fissa un appuntamento notturno in un ambiguo locale ad una ragazza conosciuta in chat come "Biancaneve". Il fotografo viene poi sedotto da Kyra (Kristina Kostiv), ragazza bellissima quanto imprudente, seguendo la quale Eden finisce per accedere ad un club molto particolare.
Film collettivo, realizzato con il sistema del crowdfunding, che vede in regia tre importanti nomi (due tedeschi ed un polacco) e che spinge molto sul pedale dell'eccesso riuscendo -soprattutto nel segmento diretto da Kosakowski- a generare una forte dose di rabbia, più che angoscia (impressionante la strage dei civili polacchi, perpetrata da un manipolo di soldati nazisti). Jörg Buttgereit si mantiene sul piano (più banale) del facile disgusto (la castrazione avviene fuori campo, ma la reazione dell'uomo è impressionante), percorrendo il medesimo stile -da pugno allo stomaco- che lo ha portato alla notorietà (Nekromantik). Kosakowski dirige l'episodio più riuscito e, soprattutto di questi tempi, quello che più fa riflettere sul tema della xenofobia. Mentre dal regista dei bellissimi Tears of Kali e Masks, ci arriva un segmento formalmente ottimo ma piuttosto dispersivo e con una storia poco affascinante.
Complessivamente il lavoro raggiunge comunque un buon risultato, anche se risalta la differenza di durata (da nemmeno 25 minuti del primo episodio, a circa mezz'ora del secondo e un'ora il terzo) che si fa sentire soprattutto nel segmento conclusivo, quello più irrazionale e talvolta dispersivo. A proposito del terzo episodio è da notare la continuità stilistica perseguita da Marschall con l'inserimento di diversi collegamenti al già citato Tears of Kali: dalla presenza di una setta guidata da un poco affidabile leader, alla manifestazione di una entità ch'è proiezione della mente umana e che molto ricorda il Tulpa.
Curiosità
Durante le prime scene di Alraune - Mandragora, il protagonista narra a ritroso la sua esperienza mentre la sua compagna canta... Il cielo in una stanza. L'interprete, Désirée Giorgetti, di fatto è davvero italiana, e ha iniziato il suo percorso nel controverso (bandito dalla proiezione in sala) film di Raffaele Picchio (Morituris, 2011), regista con il quale torna a lavorare, dopo questo German angst, apparendo in un ruolo da protagonista in The blind king (2016).
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