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Vado a riprendermi il gatto

Regia di Giuliano Biagetti vedi scheda film

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La recensione su Vado a riprendermi il gatto

di alan smithee
4 stelle

IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA

Alceo, energico contadino dedito da sempre alla conduzione del suo podere, tanto da non permettersi nemmeno il lusso di costruirsi una famiglia, è solito trascorrere un mese di riposo sempre al suo podere, ma in compagnia di una ragazza di vita. Quell'anno gli capita la giovanissima Ester, che, al contrario delle altre, tralascia inutili moine consone alla professione di vita, ma si dichiara piuttosto avvezza alla vita di campagna, ostentando origini simili a quelle del suo corpulento ma dolce partner, che si accompagna sempre di un gatto pacioso e socievole di nome Zuanin, tanto da seguirlo ovunque.
Finito il mese, l'uomo soffrirà come mai gli capitò in passato per il fatto di distaccarsi dalla giovane, ma anche per Ester il ritorno alla normalità costituirà un sacrificio, tanto che la ragazza arriverà a chiedergli di lasciarle il gattino.
Alceo si convincerà, con la scusa di riprendersi l'affezionato felino, a raggiungere la ragazza, trovando i due il presupposto ideale per diventare una strana ma affiatata coppia fissa.
Tutto incentrato sullo sfondo di una campagna emiliana opulenta e assai scenografica, il piccolo film di Giuliano Biagetti cerca di giostrarsi al meglio tra l'erotismo della situazione da cui prende avvio, e il prosieguo sentimentale che viene a caratterizzare, senza preavviso né premeditazione alcuna, tra i due protagonisti, solo apparentemente così distanti e poco consoni.
La storiella scorre facile, ma la gigioneria del gigante Mario Adorf e la bellezza smagliante ma trattenuta di Barbara De Rossi, tentano e, almeno a tratti, riescono, di dare un minimo di carattere ad una vicenda e una narrazione di indubbio stampo televisivo piuttosto monocorde.
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