Regia di Jia Zhang-ke vedi scheda film
l'impressione è quella di vedere qualcosa di conosciuto, ma anche di percepire un messaggio che corrode la coscienza. Com'è possibile commuoversi ascoltando una canzone dei Pet shop boys?
Identità e sradicamento sono parole chiave indispensabili per la lettura del nuovo film di Jia ZhangKe, un melodramma molto più amaro e profondo di quanto appaia, Al di là delle montagne come tutto il cinema del regista contiene sempre una forte matrice sociale che poi sviluppa attraverso codici stilistici mai uguali. Se il precedente capolavoro, Il tocco del peccato (2013), rimaneva ancorato al degrado relazionale tra classi sociali diverse, mettendo però in evidenza figure di estrazione sociale non elevata che subivano la violenta trasformazione della società, Al di là delle montagne analizza attraverso un arco di tempo di venticinque anni la contaminazione e il progressivo allontanamento delle proprie origini con la conseguente perdita delle matrici culturali di un'intera civiltà. ZhangKe registra il disorientamento delle nuove generazioni e ne fotografa implacabilmente gli aspetti più ricorrenti. Il suo lavoro che potremmo definire come un “cinema del presente” ha scartato ogni metafora e compromissione per documentare la realtà lasciandola in primo piano non privandola però di una spiccata componente fotografica frutto di un'attenta osservazione che di una costruzione voluta. Il film è diviso in tre parti, la prima che parte durante il capodanno del 1999, vede la vicenda di Tao, una giovane sentimentalmente divisa tra l'umile minatore Liangzi e il ricco e sfacciato Zhang, e se la trama si potrebbe leggere come una soap opera all'orientale è invece connotata da un registro freddo e distaccato utile alla comprensione sociale del contesto in cui si svolge. Seguono altri due capitoli, dove Tao nel 2014 vive nello stesso luogo ma ha divorziato da Zhang al quale è stato anche affidato il loro unico figlio Dollar, per finire all'ultima parte ambientata nel 2025 in Australia, che verte sullo spaesamento di Dollar, in forte conflitto con il padre. La ricerca d'identità riguarda tutti i protagonisti, il malessere di cui sono vittime deriva da un epocale evoluzione della società, che in poco tempo è passata da realtà rurali a quella post industriale. I rituali e le tradizioni sono superate e non è intenzione del regista recuperarle, ma quelli che dovrebbero essere nuovi valori di riferimento sono contenitori vuoti o incomprensibili che inaridiscono e prosciugano i rapporti tra le persone. La scelta narrativa è ancorata alla percezione della condizione di instabilità e di precarietà esistenziale dei protagonisti, lo stesso registro melodrammatico è un sintomo che sembra quasi proteggere i personaggi dall'incedere travolgente della nuova realtà. L'amore orgoglioso di Liangzi si spegne mettendosi in relazione con il potere del denaro, Zhang che invece ne è succube denuncia la solitudine e il vuoto che si è comprato, Dollar che rappresenta il nuovo soggetto sociale è immerso in un eden compiacente ma indifferente in cui non può esprimere che la sua rabbia. Tao figura chiave di raccordo viene ripresa più volte con lo stesso scenario alle spalle composto significativamente da una pagoda e da una ciminiera, segni rilevanti di una memoria che nonostante tutto non si può rimuovere e che inconsapevolmente lascia tracce incancellabili. La sua ellissi sentimentale si chiude mentre accenna i movimenti con cui ballava Go West dei Pet shop boys venticinque anni prima, simbolo della speranza e del cambiamento, a cui è seguita l'epoca della disillusione per poi finire a quella della rimozione del tempo e del passato. La nuova era, quella che vede la Cina e il suo capitalismo sociale d'assalto dominare il mondo è un entità astratta che nessuno dei personaggi può più identificare e comprendere, se non con un disastrato appiattimento dei sentimenti dei valori e dei desideri. I segnali di una mutazione contro culturale profonda sono esplicitati dalla ripetitività di ripresa dell’ambiente cinese, che a differenza dei paesi che venivano distrutti o ricoperti dalle acque a causa dell’avanzamento delle grandi opere pubbliche (Still life), non fanno più parte del vissuto del singolo. Dollar che ha ricevuto da piccolo una copia delle chiavi di casa della madre Tao, non sa in realtà cosa farsene. Lo sradicamento contamina ogni classe sociale, mentre in Touch of sin i gruppi più abbienti si cautelano cercando di mantenere uno spazio divisivo con gli sfruttati, qui appaiono in tutta la loro debolezza e isolamento. Zhang che in Australia è libero di acquistare armi, si lamenta perché non sa contro chi usarle. La stessa struttura del film resta emblematica, dopo la prima parte ( che è quella più caratteristica dell’estetica del regista con uno stile che armonizza documentario e neorealismo sostenuto da inquadrature folgoranti per la loro creatività) appaiono i titoli di testa come se ciò che segue sia adeguato ai canoni comunicativi globalizzati. Regista di punta della nuova generazione di cineasti indipendenti, Jia ZhangKe pur non toccando i vertici espressivi dei precedenti lavori si impone come uno degli autori più interessanti dentro una delle cinematografie d'oriente più vitali e promettenti. Capace come pochi di leggere le conseguenze del capitalismo selvaggio dentro una società universalmente afflitta dagli stessi problemi.
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