Regia di William Wyler vedi scheda film
Ci sono film che non ci si stancherebbe mai di rivedere per un gusto puramente estetico, come un bel panorama o un tramonto sul mare. Uno di questi è "Vacanze romane", a partire dal piacere per gli occhi nel cogliere tutta la bellezza di una quasi esordiente Audrey Hepburn, la cui carriera spiccherà il volo dopo l'Oscar nella parte della principessa Anne, "rapita" dalla bellezza di Roma (e qui sta il secondo piacere estetico del film) e del suo improvvisato cicerone, un Gregory Peck in stato di grazia. Una Roma non solo da cartolina, ma fatta di mercati rionali, chiatte galleggianti sul Tevere trasformate in balere, e frotte di bambini chiassosi appesi alle statue delle fontane del centro a giocare (scena oggi inimmaginabile..). Si coglie quasi la voglia di esorcizzare il passato che bene il Neorealismo aveva rappresentato, ad ormai otto anni dalla fine della guerra. E questa coralità è il sottofondo costante di un film che, pur non spiccando per particolari doti di originalità, si lascia sempre gustare nella sua interezza come uno dei più coinvolgenti ritratti della Città Eterna che il mondo del cinema ci abbia regalato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta