Regia di Athina Rachel Tsangari vedi scheda film
Sei marinai in mezzo al mare decidono una sera, un po’ bevuti, di fare un gioco assurdo ed estremamente competitivo, chiamato Chevalier. Ben presto scoppieranno dissidi, rivalità, odii.
Fra lavori televisivi, corti e documentari, questo è il terzo lungometraggio a soggetto licenziato da Athina Rachel Tsangari in oltre vent’anni di carriera; a cinque anni dal precedente Attenberg, la regista greca torna con un’opera allo stesso modo impostata sui canoni del grottesco e dell’inquietante, ma decisamente meno incisiva. Scritto dalla Tsangari insieme a Efthymis Filippou, già sceneggiatore di fiducia di Yorgos Lanthimos, Chevalier è insomma un film semplice e complesso: la storia è piuttosto lineare, con pochi personaggi e cambi di scena, ambientata quasi interamente su una lussuosa barca in mezzo all’Egeo; ma quel che più preme all’autrice qui non è tanto raccontare: è, piuttosto, alimentare la sottile tensione psicologica fra i personaggi per arrivare a un climax conclusivo. Cosa che riesce, sì, ma solo parzialmente; troppo poco ci viene detto dei protagonisti, troppo poco capiamo dai dialoghi, troppa sottrazione evidentemente inficia la tenuta della trama e il mantenimento dell’attenzione da parte del pubblico, di conseguenza. Nulla da ridire sugli interpreti (Yiorgos Kendros, Sakis Rouvas, Yorgos Pirpassopoulos, Yannis Drakopoulos, Panos Koronis, Vangelis Mourikis), apprezzabile l’ambizione di partenza, ma il risultato nel complesso non convince del tutto. 4/10.
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