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Il segreto dei suoi occhi

Regia di Billy Ray vedi scheda film

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La recensione su Il segreto dei suoi occhi

di alan smithee
6 stelle

Le operazioni troppo spiccatamente a tavolino, frutto di strategie, calcoli e accomodamenti magari anche un po’ forzati, spesso finiscono per tradire la mancata purezza del loro concepimento rivelando presto la loro natura inutilmente artificiosa e meccanica, circostanza facilmente riscontrabile specie, come in questo preciso caso, esiste un’opera letteraria da cui hanno preso spunto (La pregunta de sus ojos, di Eduardo A. Sacheri).

Ed ancor più quando, come ancora in questa situazione, esiste altresì una trasposizione cinematografica originale, peraltro molto riuscita, distante nel tempo solo poco più di un lustro, ad opera del regista argentino Jose Luis Campanella, a suo tempo accolta molto bene dalla critica e dal pubblico, e vincitrice dell’Oscar per il miglior film straniero nel 2009.

La rielaborazione americana in questi giorni sugli schermi, ha senz’altro l’ambizione di unire per la prima volta due tra le massime star femminili 40/50 enni: due dive come la Kidman e la Roberts che, pur con un certo distacco inesorabile e reciproco tra di loro, dividono anche qualche scena assieme, la prima tutta perfettina e confettosa nel ruolo della irresistibile donna in carriera prima, ed al comando dopo; l’altra, efficacemente imbruttita o resa scientemente scialba da un dolore immane, viene posta al centro di una vicenda intricata incentrata su un inspiegabile omicidio ai danni di una ragazza incensurata, rivelatasi non senza sconcerto come la figlia di quest’ultima.

La vicenda, come già detto, ricalca quella originale, spostata tuttavia di ambientazione e modificata nei ruoli attribuiti ai vari personaggi: ecco che dalla situazione politica inerente l’Argentina reduce dalla dittatura che l’ha piegata, lo spostamento geografico negli Usa vede sostituire il clima di paura da regime con l’incubo da attentato post 11 settembre.

Una variante che risulta più interessante concettualmente che nei risultati, e se il film qua e là funziona, lo si deve soprattutto alla bravura del valido ed instancabile protagonista, reso con rigore dal bravo Chiwetel Ejiofor (che non fa rimpiangere troppo il grande Ricardo Darin) e a quello di una “consunta” Julia Roberts, piuttosto che alla rigida compostezza di una Kidman rigida d’impostazione e di trucco, o alla eccessivamente farraginosa storia che accumula e complica un tessuto narrativo già di per sé complesso e poco fluido.

Ne esce fuori un film sin troppo colmo di spunti ed avvenimenti, ambizioso, ma anche troppo teso ad ammassare vicende e situazioni senza essere in grado di amalgamare e rendere meno spigoloso lo sviluppo del racconto.

Billy Ray, regista dei validi “L’inventore di favole” e di “Breach-l’infiltrato”, dirige con professionalità un thriller non privo di ambizioni, ma nettamente inferiore al buon originale argentino.

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