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Silence

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su Silence

di gerkota
7 stelle

Se c’è stato un Paese che ha tentato e, in qualche modo, è riuscito a contraddire financo a screditare la religione portata sulla Terra da Gesù Cristo, quello è stato il Giappone. Lo fece anche servendosi di quei preti che giunti sul suolo nipponico con l’ardire di far attecchire alla cultura del posto le ramificanti radici della legge evangelica, finirono per rinnegare il loro dio cristiano, con l’essere avviluppati e digeriti dall’autorità politica e religiosa giapponese e col divenire inoffensivi, invisibili e silenti.

Andrew Garfield, Adam Driver

Silence (2016): Andrew Garfield, Adam Driver

Arduo compito quello affrontato da Martin Scorsese in Silence. Colui che è senza discussione uno dei più grandi registi della storia del cinema, era chiamato a dire con la sua cinepresa e con la maggiore obiettività possibile qualcosa d’importante sul cristianesimo, inscenato ai tempi in cui era portato e troppo spesso imposto - tramite i gesuiti nel XVII secolo - in tutto il mondo conosciuto, con la metodica apostolica, caparbia, irremovibile e, per chi nei secoli ha dovuto subirne la visita, persino irragionevole.

Martin Scorsese

Silence (2016): Martin Scorsese

“Per il Giappone la vostra fede è come il corteggiamento di una donna brutta”, dice l’inquisitore all'imprigionato e cocciuto padre Sebastião Rodrigues, il primo protagonista della pellicola, interpretato con efficacia intermittente da Andrew Garfield (mattatore di successo in due episodi della saga di Spider-Man fra il 2012 e il 2014), qui non proprio nel suo ruolo ideale. Il suo prete portoghese è troppo carino, troppo garbato, troppo simile a un incerto esploratore in vacanza che a un pervicace predicatore del 1600 gettato nel putiferio persecutorio di una terra che crede nel visibile sole - perché lo ammira sorgere e tramontare ogni giorno - e non certo in un irreperibile dio che nulla sembra fare a vantaggio delle umane miserie e necessità. Vai a dire loro che non dovrebbe essere proprio tutto così pragmatico…

 

Bravo, al fianco di Garfield, Adam Driver, protagonista quest'anno dell'apprezzatissimo The Report, di Scott Z. Burns, ma più noto nelle vesti di Kylo Ren nei tre capitoli della più recente trilogia sequel di Guerre Stellari firmata Walt Disney Company (non quella di George Lucas arrivata nei cinema fra il 1999 e il 2005, come se con la ‘fantasaga’ non si facesse già abbastanza confusione... ). Il suo padre Francisco Garupe, sia per fisicità sia per credibilità di sguardi e smorfie che trasmettono a onde paura e stoicismo e tenacia, è il più coinvolgente dei due preti in missione dalla Lusitania.

Andrew Garfield, Shinya Tsukamoto

Silence (2016): Andrew Garfield, Shinya Tsukamoto

Seppure inserito solo nella più appassionante seconda parte, fra i protagonisti di questo kolossal che al botteghino ha fatto flop (rispetto alle ambizioni della produzione), c’è il giapponese Tadanobu Asano, anche nel cast di uno dei film più attesi di quest'anno, Midway, di Roland Emmerich [nei cinema italiani dal prossimo 27 novembre 2019]). Nella personificazione dell’interprete che parla un portoghese quasi impeccabile (italiano, nella versione nostrana e in questo va applaudita la performance del doppiatore Riccardo Niseem Onorato) risulta uno dei personaggi più carismatici del film.

 

Menzione – e ci mancherebbe altro – per l’amato Liam Neeson, nei panni del mitico padre Cristóvão Ferreira (1580-1650), proprio uno di quei predicatori cristiani resi muti dalla tortura fisica e psichica cui il Giappone li sottopose per piegarli e obbligarli a calpestare l’immagine del Nazareno. L’attore irlandese (che conquistò il mondo cinefilo e quasi un Oscar interpretando, nel monumentale Schindler's List [Steven Spielberg, 1993], l’imprenditore anti deportazione in quella sorta di oltretomba terreno in cui i nazisti tentarono di cancellare il popolo ebraico) qui non ha bisogno di strafare e, con un minutaggio contenutissimo, assolve al compito con perizia e pulizia.

Liam Neeson

Silence (2016): Liam Neeson

Alla fine, l’operazione del grande cineasta americano con cittadinanza italiana (ricordiamo un suo film per tutti, Taxi Driver, del 1976), fa centro solo in parte. Di certo la mano di Scorsese non fallisce nella costruzione in immagini della storia ispirata dal romanzo del cattolico giapponese Shoosaku Endo, dal titolo, appunto, Chinmoku (Silenzio, edito nel 1966) e sceneggiato dallo stesso regista e dal suo fidato Jay Cocks (la coppia aveva già collaborato per L'età dell'innocenza [1993] e per Gangs of New York [2002]). Ma, in particolare per la prima ora e mezza di girato (il film ne dura ben due e quaranta e già questo è un bell’impegno con lo spettatore), il montaggio fa cilecca in particolare sul ritmo e genera una lentezza estenuante.

 

Una spettacolare fotografia e un’ultima ora quasi all’altezza delle aspettative, fanno di quest’opera un passaggio forse indispensabile per chiunque ami ritenersi un attendibile amante del cinema. Voto 7,3.

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