Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Si vede la mano del grande autore.
Nel XVII secolo, in Giappone si aggirano due missionari cristiani. Ma lo Stato reprime ferocemente i tentativi di evangelizzare il Giappone ed uno dei due finisce presto imprigionato e la sua incrollabile fede verrà messa a durissima prova.
E' davvero bello il Giappone messo in scena da Scorsese ed i suoi paesaggi ampi e luminosi, ma anche ostili, cupi ed impervi, che fanno da contrasto alle scene di tortura e di morte che i funzionari dello Stato operano contro i convertiti cristiani. E' difficile definire l'occhio del regista, tavolta sembra contenere un'ammirazione incondizionata per il missionario protagonista, per la sua caparbietà e per il coraggio delle sue idee, ma talvolta la sua cocciutaggine e la sua presunzione, che lo porta quasi a paragonare le sue sofferenze a quelle di Cristo, causa decine di morti tra i suoi fedeli. Lo stesso può dirsi per il modo di rappresentare i funzionari dello Stato, che uccidono e torturano, ma anche in loro si palesa spesso il disgusto, il disonore e la pietà per quello che fanno, insulsi ingranaggi di una macchina più grande di loro e che difendono poiché la considerano giusta e sacrosanta. Alla fine Scorsese non parteggia esplicitamente, ci mostra niente più di uno scontro di civiltà ed il sangue versato che ne consegue. E le scene brutali di violenza sono un valido contraltare agli ideali appassionati degli uomini che le commettono e le subiscono, impegnati solo nella difesa di ciò che credono e che amano.
E' potente Silence e fa assai riflettere perché mostra le tante piccole miserie umane e vi si vede chiaramente la mano del grande autore. La tensione emotiva è forte e palpabile, il ritmo va a buoni giri, salvo rallentare per mostrarci i pensieri del protagonista, impegnato in un'eterna lotta interiore per capire fino a dove possa spingersi la sua etica, fino a che punto Dio possa essere predicato, un Dio che sembra continuare a rimanere, appunto, in silenzio.
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