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Silence

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su Silence

di champagne1
7 stelle

Qual è il posto per un uomo debole in un mondo come questo?

Basato sul romanzo di Shusaku Endo, scritto nel 1966, Silence racconta la storia di due missionari portoghesi che, andando alla ricerca del loro mentore disperso nel Giappone del 1633 (in cui il cristianesimo è stato messo fuori legge e la presenza di preti e di materiale cristiano proibite), metteranno a dura prova la loro fede.

 

La Fede non pretende risposte né conferme: il fedele si contempla nel silenzio del suo ideale che gli appare come la Verità.

Non so a quanti è venuto in mente Kierkegaard e il suo pensiero sulla Fede, che in lui era riposta nel Cristianesimo.

Il nodo fondamentale del pensiero di Kierkegaard, è il tema della "scelta": quando l'uomo  commette una scelta sbagliata subentra l'angoscia. Ma Kierkegaard afferma che il cristiano non sarà mai disperato perchè Dio è onnipotente e misericordioso e quindi può perdonarlo per qualsiasi scelta anche sbagliata.

 

Quando padre Rodrigues (interpretato da uno splendido e insospettabile Andrew Garfield) dopo aver vissuto la fase eroica del suo sbarco in Giappone, battezzato tanti Buddisti e rinforzate le file dei Cristiani clandestini, si trova ad affrontare l'Inquisizione Giapponese (non meno spietata di quella Europea) che gli chiede di abiurare il cristianesimo per non dover sacrificare le vite dei contadini da lui convertiti, ecco che dovrà confrontarsi con le sofferenze inflitte ad altri per causa sua .“Il prezzo della tua gloria è la loro sofferenza”, gli dice a un certo punto Inoue, l’Inquisitore che terrorizza il villaggio. Avrà la possibilità di una "scelta"?

 

Silence è un film sul percorso tortuoso della fede, ma anche sullo scontro di civiltà (quando gli invasori erano i Cristiani), e sulla impossibilità di arrivare a una sintesi fra culture tanto diverse come quando Rodrigues capisce che i contadini giapponesi hanno una visione di Dio e del “Paraiso” in senso completamente naturalistico e materiale, piuttosto che la dotta astrazione della cultura europea.

 

Spettacolo per gli occhi, sia per la ricostruzione ambientale che per le meticolosità delle riprese e della fotografia.

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