Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Tanti temi, molte questioni. Aleatorietà argomentativa la cifra della pellicola.
Non è questa la sede per enumerare il cospicuo numero di capolavori realizzato da Martin Scorsese. Sarebbe inutile e fuorviante. Utile, però, è ammettere che un suo film è destinato ad accendere aspettative di straordinario rilievo. Non solo per la caratura del regista di Taxi Driver ma anche per il cast di altissima qualità che ne tesse la narrazione. Il film segue un andamenento quasi dichiaratamente lento, riflessivo, fluente, delicato. Talvota, indugia su tempi argomentativi e talatra, assai più semplicemente, il tempo della parola si fa contemplativo. Affiancata da una fotografia, a mio parere, estremamente interessante, il filo narrativo scorre toccando aspetti della convivenza complessa e del confronto tra due culture epocalmente distanti. Credo si debbano indivuduare almeno alcuni piani su cui concentrare la riflessione. quello della diffusione del Cristianesimo del XVI e XVII secolo in zone davvero remote rispetto alla cultura europea ed al suo etnocentrismo; quello della storia ultramillenaria del Giappone, carico ancor oggi, ci si figuri allora, di mistero ed esotismo; quello dell'azione dei Gesuiti che, dall'atto di Fondazione del 1534 ad opera di Ignazio di Loyola, non sempre hanno vissuto epoche serene nell'esecuzione della loro azione missionaria (si rifletta, tanto per citare un dato, sulla loro soppressione avvenuta nel 1773 ad opera di Papa clemente XIV!); infine, vi è il piano della riflessione concernente la legittimità stessa dell'attività missionaria; ed ancora: la prospettiva di un uomo di fede nei confronti di questa opera a fronte della quale va riconosciuta, e quindi legittimamente contrapposta, la medesima prospettiva di un uomo senza fede; ed ancora: le dispute squisitamente teologiche all'interno stesso del Cristianesimo che si paventano e si formulano nella narrazione cinematografica. Bene, quindi gli argomenti toccati, i temi e le questioni sono tante. Ora, la domanda che ci si deve porre, a mio avviso, è la seguente: pur nei tempi brevi di un film, vi sono dei temi che trovano compimento o che chiariscono o fdefiniscono nello spettatotre, in modo chiaro e direi esaustivo, qualcuno di questi temi. Spiace dirlo ma la risposta è no!
Non ne sappiamo di più sulla cultura antichissima dell'estremo Oriente. Non ne sappiamo di più sull'opera dei gesuiti (cfr. Francesco Saverio), meritoria in infinite occasioni (cfr. Mission) ma dubbia su tante altre (cfr. il lassimo gesuitico in Filosofia morale). Non ne sappiamo di più sul silenzio di Dio sul dolore del mondo e quali risposte la Chiesa offre (offriva) su questo silenzio. Non ne sappiamo di più sulle grandi, antiche questioni della Teodicea. Il finale, poi, come molto argutamente qualcuno prima di me ha osservato, appare davvero, oltre che scontato, persino superficiale.
Se lo scopo del film, invece, è quello di porre in rilievo un'infinità di temi ed invitarci, quindi, ad andare a casa e sviscerarli uno ad uno, beh, ritengo che un opera cinematografica, degna di questo nome, debba risultare allo sopettatore un'opera compiuta che si chiude nei suoi 161 minuti. Indipendentemente dal suo assetto culturale che può (e deve essere) differente e variegato.
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