Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Le sfaccettature di una passione....la potenza salvifica del martirio....Silence si rivela un film profondissimo, intimo e personale quanto mai prima in Scorsese, in grado di sondare i limiti umani della fede, lungo un viaggio che rappresenta una variazione mistica dell'esperienza umana di Cuore di tenebra.
Il silenzio inquietante di un Dio che pare, con questo suo atteggiamento di inerzia, compiacersi della sofferenza derivante dal martirio scelto da chi decide di non sconfessarlo.
Attorno al 1640 due giovani padri gesuiti, Rodrigues e Guarupe, profondamente in ansia, oltre che in panico mistico per non avere più notizie del proprio padre ispiratore Ferreira - che si vocifera abbia rinnegato la sua fede dopo gli orrori subiti e visti subire ai suoi confratelli - supplicano il proprio superiore di inviarli in Giappone alla ricerca di notizie e tracce concrete dell'uomo.
Una missione suicida, a causa delle perpetuate torture comminate dal regime nipponico ai danni di tutti coloro che, anche tramite la religione occidentate, tentano di introdursi all'interno di una civiltà lontana in tutto, geograficamente, culturalmente, lessicalmente e in ogni altra sfaccettatura che non sia l'appartenenza al medesimo genere umano.
I due frati partono assieme, guidati da uno sbandato opportunista giapponese incontrato in Cina, sempre al soldo della situazione più favorevole, ma finiscono per separarsi, escogitando un disperato tentativo di ritrovare le tracce del proprio padre spirituale, coadiuvati ognuno da un gruppo di fedeli locali, sottoposti pure loro, ogni volta catturati, a torture indicibili. Pratiche efferate che li conducono, tramite un vero e proprio martirio, all'incontro devastante, ma anche puro, con la verità di un dio che si raggiunge con l'estasi di una sofferenza che induce alla contemplazione, e dunque alla percezione, di qualcosa di più grande.
Il cinema di Scorsese, e probabilmente ogni altro aspetto della propria personalità più intima - e dunque a noi inaccessibile - è sempre stato influenzato, guidato, percorso da una riverenza totale e mistica verso il proprio Dio cattolico severo, sacrificale, estremo, insofferente verso altre parallele e senz'altro lecite forme di religiosità che conducono comunque almeno ad una pace interiore diversamente irraggiungibil. Attorno alla ordinarietà e brutalità della esistenza quotidiana, ma proprio per questo, dicevamo, un percorso salvifico e garante di una pace magari non terrena, ma dalle potenzialità eterne.
Attraverso il martirio, già percorso in passato in tutte le sue sfaccettature più intime e sin scabrose ne L'ultima tentazione di Cristo, Scorsese qui in Silence si pone un personale lecito quesito, plausibile nel contesto di un uomo ormai anziano che cerca in tutti i modi delle risposte o delle rassicurazioni su un passaggio che, speriamo in tutti i modi e per il bene della settima arte avvenga il più tardi possibile, diviene comunque una meta che è inevitabile alla sua eta' sentire vicina.
Ed il dubbio sorge spontaneo anche nell'animo del credente più convinto e ragionato: è più lecito, oltre che umano, accettare le conseguenze di un martirio di massa o convertirsi per salvaguardare vite umane innaturalmente ed illogicamente immolate alla causa superiore?
La potenza del martirio, le sfaccettature crudeli della passione, sono atti necessari per comprendere appieno il percorso verso una fede che assicura la salvezza eterna, o non si tratta più semplicemente di una sanguinaria e del tutto gratuita manifestazione dell'imperfezione umana, della cattiveria insita nell'uomo che lo porta verso una inutile rappresentazione della sua superficialità, brutalità e furore, come tratti essenziali di un percorso storico che caratterizza ogni passaggio della civiltà umana sul pianeta?
E che Dio è quello che sadicamente lascia soffrire così chi lo venera e lo porta innanzi a sé, rifiutandosi diu rinnegarlo anche di fronte alle torture più atroci?
Attraverso un viaggio che non può non richiamare, con le necessarie variazioni del caso, il percorso mistico "conradiano" di Cuore di tenebra e naturalmente pure quello del suo meraviglioso adattamento coppoliano, Scorsese firma con Silence, a sua volta trasposizione di un romanzo di Shusako Endo, un film forte, potentissimo, spigoloso, interiormente devastante, che arriva a sondare i limiti umani della fede, le sfaccettature più personali ed atroci di una passione che fino all'ultimo non si riesce a percepire con sicurezza che non sia un mero atto fine a se stesso.
Un film che alterna inquadrature insistite sugli occhi espressivi degli ottimi attori coinvolti (tutti straordinari) a vedute imponenti e spesso acrobatiche dove la natura magnifica e potente pare mostrare sempre il suo lato più esaltato e per questo inquietante della sua bellezza sfrontata. Una natura resa severa e preponderante grazie all'intervento visivo d'insieme fornito dallo scenografo Dante Ferretti, fido collaboratore d'eccellenza di Scorsese.
Ma allora, la potenza del martirio, considerato come percorso di necessaria purificazione e lezione ultima impartitaci da un Dio sacrificale tradito ma non per questo meno disposto al perdono, è davvero un percorso necessario per elevarsi?
Non ci sono risposte, non potrebbero essercene comunque, ma Scorsese mai come ora ci assilla intimamente (il film ha la potenza di scuotere le coscienze, di creare subbugli interiori che meritano riflessioni durature) con un dilemma che lo ha sempre attraversato, ma le cui risposte in questa fase cruciale della propria esistenza, si rivelano più urgenti e necessarie di quanto non lo siano mai state in precedenza.
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