Regia di Manfredo Manfredi, Pavao Stalter, Branko Ranitovic vedi scheda film
strepitosa trasposizione del racconto di poe ad opera di manfredi, pavao stalter e branko ranitovic. la presenza degli altri due registi si sente e si vede nella definizione delle figure e dei visi dei personaggi. memorabile anche la banda sonora, come del resto è sempre importante nei film di manfredi, nel cammino devastante della morte incappucciata che a dorso di cavallo lentamente avanza e semina il terreno di cadaveri. morte ovunque fino ad un castello che sembra una roccaforte. i ricchi confinati, tutti nobili, festeggiano a suon di vino, buon cibo e divertimento grazie al giullare che li intrattiene con canzoni. ma la morte non è cosa che si può tenere lontana con spessi portoni di legno massiccio, guardati a vista da soldati armati. e così dall'anonimato di visi abbozzati con tratti indistinti, gli occhi lascivi, i nasi adunchi come artigli e le bocche sottili come ferite sanguinanti del padrone di casa si focalizzano su una muliebre figura che fugge tra i corridoi e i tendaggi fino ad arrivare ad una stanza dove inizia a spogliarsi. l'uomo le si fa addosso ma in un gioco sensuale di vedo e non vedo, quando la donna alza il viso, i suoi tratti fini si trasmutano in un'orrida maschera di morte e le urla iniziano, ma è troppo tardi. i corpi si accasciano a terra senza vita irrigidendosi in sculture scomposte di terra marcescente e la figura incappucciata può riprendere il suo cammino. sempre molto affascinante il racconto di poe, anche nella soporifera trasposizione cormaniana. anche se ambientata in un medioevo volutamente oscuro e mortifero, nulla vieta che quei paesaggi arrossati di disperazione, lavoro duro e morti premature, non si possano accomunare al presente del 1973 o al presente del 2015, dove magari la morte guida lerce mani di mercenari sui loro gommoni. bellissimo.
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