Regia di Pablo Trapero vedi scheda film
Argentina, inizio degli anni Ottanta. Dietro la facciata di un negozio di rosticceria si nasconde una tipica famiglia tradizionale che nascondo un inconfessabile segreto: sono i Puccio, clan dedito ai sequestri di persona a scopo estorsivo e agli omicidi. Alejandro, il figlio maggiore campione della squadra di rugby dei Puma e proprietario di un negozio di articoli sportivi, segue le orme del padre ed è complice di ogni sequestro messo a segno, fino al giorno in cui incontra il vero amore e vede uno dei fratelli minori non ritornare più a casa. Chiunque in casa Puccio è a conoscenza dell’attività del patriarca Arquimedes, funzionario governativo che gode dell’appoggio di qualcuno che sta ai piani alti. Gli affari procedono a gonfie vele fino a quando la caduta della dittatura militare e i primi passi verso la democrazia comportano un cambio di rotte nel sistema di protezione di cui i Puccio godono.
Ispirandosi a una storia assurda ma vera, Pablo Trapero porta in scena quella che viene definita l’ultima vicenda legata alla macabra eredita dell’ultima dittatura militare del Paese. Tra il 1976 e il 1983, la dittatura ha permesso il sequestro, la tortura e la scomparsa di oltre 30 mila persone, violando ogni diritto umano e costituzionale. Le azioni e le mentalità di Arquimedes Puccio faticano a staccarsi da un modus operandi avallato dai militari e dalla sua intera famiglia, per cui sete di potere, denaro e ambizione, rappresentano la quotidianità. Non a caso i sequestrati vengono tenuti in casa, spesso nella cantina, e accuditi come ‘ospiti speciali’ fino a quando non arriva l’ora di farli fuori.
Severo, intransigente e senza remore, Arquimedes è a capo di un clan composto principalmente da familiari e da due tirapiedi. Tanto amorevole con i figli più piccoli quanto maniacale nell’organizzare ogni colpo, pretende la perfezione da chi lo circonda e non ammette ripensamenti. Artefice dei destini di chiunque, si mostra inflessibile e non è disposto a lasciare andare via facilmente le pedine che muove. Dopotutto, anche i componenti della famiglia gli devono qualcosa, soprattutto il figlio Alejandro, instradato alla vita criminale sin da piccolo. Portato in scena da un diabolico Guillermo Francella, Arquimedes anche una volta catturato non ammette colpe o responsabilità, cercando di uscire pulito da una situazione che invece non lascia scampo. Senza mai cercare la via della redenzione, non conosce il significato né della parola evidenza né del pentimento, restando anche da detenuto fiero come un leone in gabbia, pronto a sbranare il suo stesso figlio uscito dal selciato. Mentre tutti sono carnefici, ad Alejandro toccherà la parte della vittima sacrificale, la cui voglia di riscatto condita a orgoglio non troverà ancore di salvezza.
Ritmo frenetico nonostante la poca azione, The Clan è soprattutto un film di attori, un film parlato in cui uno sguardo vale più di una sparatoria e una carezza nasconde serpenti in agguato. Con una struttura che più classica non si può, Trapero realizza un ottimo prodotto di genere che molto ha in comune con Romanzo criminale del nostro Michele Placido, a partire dall’uso delle musiche. Una sorpresa. Da manuale l'ultimo confronto tra Arquimedes e Alex, tra il superbo Francella e il giovane Peter Lanzani.
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