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Il Clan

Regia di Pablo Trapero vedi scheda film

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La recensione su Il Clan

di barabbovich
7 stelle

Al termine del lungo periodo di dittatura militare cominciato con Videla, con la nascita dellaozix repubblica argentina di Alfonsin molti fiancheggiatori dei golpisti si trovarono senza lavoro. Capita così che alcuni di essi iniziarono ad arrangiarsi dandosi alla criminalità. È il caso di Archimedes Puccio (Francella), patriarca di una famiglia con due femmine e tre figli maschi, il più grande dei quali (Lanzani) è un asso del rugby la cui popolarità serve a coprire i misfatti del genitore. Quest'ultimo, infatti, rapisce persone facoltose, chiede il riscatto ma poi puntualmente le uccide. Collocato temporalmente tra il 1981 e il 1985, il film assembla quattro degli episodi più clamorosi che videro coinvolta la famiglia Puccio, tra qualche flashback e una struttura narrativa piuttosto classica. Il vero perno della vicenda è il rapporto di plagio tra padre e figlio, mentre la madre cucina per tutti ("ospiti" compresi, rinchiusi in cantina) facendo finta di nulla e la radio è sempre a volume altissimo per coprire le urla dei rapiti.
Dopo film acclamati come Mondo grua ed Elefante blanco, il regista Pablo Trapero continua a raccontarci pezzi della storia argentina facendo luce su uno dei momenti più bui della storia sudamericana, una vicenda indigeribile durante la quale l'onda lunga del regime dittatoriale riusciva ancora a tutelare i crimini dei suoi ex sostenitori. Se il contenuto è di grande pregnanza, la forma si limita a una fotografia trattata e desaturata e all'uso straniante e dissonante della musica nelle scene più cruente: elemento checontribuisce a conferire all'opera un alone sostanzialmente freddo.

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