Regia di John Swetnam vedi scheda film
Come se la saga di Step Up non sapesse clonarsi abbastanza da sola, ecco una sua copia povera: imbastita alla bell’e meglio sul solito canovaccio “giovani poveri all’inseguimento del successo”, con l’ausilio di due coreografie in croce rivisitate all’infinito, si finge attuale in virtù dell’ambientazione nel competitivo mondo di internet. Casey Wright e i suoi amici del quartiere provano da anni a sfondare su YouTube con i video delle loro performance, ma il conto delle visualizzazioni si arena ogni volta attorno alle poche decine. Finché dal nulla non appare un fascinoso agente di ballerini del web, che promette loro mari e monti, ma poi convince Casey a mollare il gruppo perché è lei «la vera star». Ovvio, in questo tipo di cinema l’intreccio è solo un accessorio delle esibizioni, che però, in Breaking Dance, sono di scarso impatto, non aiutate da una regia piattissima che troppo spesso stringe sui primi piani per mascherare il basso budget. Sarebbe forse più interessante la rivisitazione di dinamiche ricorrenti in ottica contemporanea: all’ansia di apparire si sovrappone quella per la fama da social network, affiancata a una (discutibile) sottotrama sul cyberbullismo. Ma, complice anche un doppiaggio sciagurato, qualsiasi spunto si scioglie in dialoghi ridicoli («ma tu ce li hai i follower?»), recitati in cagnesco; e in un certo rimpianto per il passato, quando l’obiettivo era entrare alla Juilliard, non fare «il rebrand del personaggio».
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta