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Il figlio di Saul

Regia di Laszlo Nemes vedi scheda film

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La recensione su Il figlio di Saul

di tobanis
9 stelle

Un film necessario, indispensabile, e fatto con somma maestria e rispetto.

Questo film si “presentava bene”: Cannes, gran premio della Giuria (come dire secondo, più o meno), battuto da Dheepan, che ci può stare; Golden Globe film straniero, vinto; Oscar film straniero, vinto.

E direi che li merita tutti. Ma non solo per la storia, ma anche per l’enorme qualità nella fattura. La storia è quella di un Sonderkommando, cioè di un ebreo che aiutava i nazisti tedeschi nel uccidere i deportati. Era del tutto a conoscenza del continuo sterminio di persone; in cambio i sonderkommando avevano alloggi diversi, migliore trattamento, migliori cibi. E in cambio avevano la vita: chi veniva scelto, o collaborava, o veniva subito ucciso. Poi i tedeschi, per non rischiare troppo, ogni 3-6 mesi uccidevano tutti i Sonderkommando e ne sceglievano altri. Il protagonista, che ormai non ha più alcuna emozione visibile, e spesso sta con gli occhi bassi, accompagna i nuovi arrivati negli spogliatoi, quindi, mentre sono tutti alle “docce”, inizia coi compagni già a prelevare i vestiti, cercando oggetti di valore; quindi toglievano i corpi dei morti, portandoli ai forni crematori e pulivano più in fretta possibile il tutto, preparando spogliatoi e docce per la successiva ondata, di lì a poco. Il tutto avveniva nella massima efficienza e tra le continue grida dei tedeschi e dei Kapò, mentre a chi sarebbe stato ucciso veniva raccontate dai tedeschi frottole del tipo “dopo la doccia trovate delle zuppe calde” “mettete in ordine i vestiti per recuperarli facilmente” “ci servono operai, artigiani, lavoratori” etc…

In questa routine infinita, senza sosta, il protagonista crede di avere individuato tra i cadaveri suo figlio (che forse neanche aveva in realtà, il protagonista è ormai un efficiente zombie) e rischierà l’incredibile per dargli degna sepoltura.

La parte tecnica è fenomenale. Il regista (al debutto…incredibile!) sceglie di mettere a fuoco di norma solo il protagonista, mentre quanto sullo sfondo è, spesso o quasi sempre, sfocato. E’ una scelta geniale, funzionale, molto discreta verso le vittime e molto umana, molto rispettosa. Le riprese sono spesso dei lunghi piani sequenza e in generale, per questo regista, per quanto sembri eretico, non mi sembra assurdo paragonarlo al miglior Sokurov. Il senso di estraneità, il senso di non capire e non sapere che accade (per le vittime) è ricreato perfettamente, con una capacità tecnica che, pensando a un esordio, lascia sbalorditi. Pure il protagonista, di una mostruosa bravura, è in pratica all’esordio…incredibile. Ma tutto funziona perfettamente, in uno dei film più belli mai girati sullo sterminio. E il mio odio totale verso il nazismo, sempre presente, viene rinfocolato, ed è bene così.

Il film ebbe, cosa prevedibile, costi e incassi di nicchia.

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