Regia di Eva Husson vedi scheda film
"Une histoire d'amour moderne"... recita il sottotitolo originale del film francese, opera prima di Eva Husson, uscito nelle sale d'Oltralpe il 13 gennaio 2016 dopo essere stato in concorso al Toronto Film Festival.
Due giovani sedicenni amiche, Laetitia la bruna, George la bionda, entrambe belle, magre e consapevoli delle rispettive grazie estetiche, fanno il filo ad altrettanti due maschietti nel contesto di una tranquilla città francese affacciata sull'Atlantico.
A George in particolare piace Alex, il quale però inizialmente pare preferirle l'amica, e comunque le fa capire che a lui piace il voyeurismo e i rapporti di gruppo.
Il ragazzo vive da solo nella villa dei genitori separati, entrambi fuori casa, e nella stessa è solito organizzare festini a base di sesso, alcol e drugs a volontà.
Pertanto le due ragazze, per non dare a vedere di volersi tirare indietro, si addentrano all'interno di quei riti sessuali dove promiscuità e scambio di coppia sono la regola.
Nel frattempo le due ragazze non dimenticano neppure il taciturno, ma parimenti attraente, Gabriel, che vive con i genitori, uno dei quali infermo, e rifugge mode o tendenze di massa verso cui invece le due ragazze sono proiettate .
Ciò nonostante l'attrazione per una delle due è tale da lasciarsi pure lui convincere a partecipare alle ammucchiate.
Un contagio collettivo di malattia venerea costringerà a render di pubblico dominio la circostanza, scatenndo fermento e reazioni tra le famiglie apparentemente a modo della società medio-borghese del centro cittadino.
Da un fatto simile realmente accaduto negli Usa a fine anni '90, la regista esordiente Eva Husson trae un film che una volta ancora si propone di sondare tra le abitudini più intime di una società adolescenziale sottilmente inquieta proprio perché annoiata e depressa. Una generazione che vive all'interno di situazioni familiari spesso indefinite o irrisolte, anche se magari tra agi e benessere che non supportano l'indefinizione di legami di sangue che invece latitano o non si esprimono nel modo più consono.
Uno dei problemi più evidenti del film è, a mio avviso, quello di girare troppo invano tra i vari quattro protagonisti prima di sceglierne almeno due su cui concentrarsi: le stesse due amiche protagoniste si passano la staffetta tra la bruna, che parrebbe inizialmente la protagonista, alla bionda conturbante Marylin Lima, una nuova aggiornata (ed adeguatamente anoressica) Brigitte Bardot del nuovo millennio). Stessa cosa accade per i ruoli maschili, ove l'unico attore di fama, ovvelo Finnegan Oldfield (visto ed apprezzato in Cowboys e Nocturama) lascia presto il passo al ribelle e solitario Lorenzo Lefebvre.
Insomma la storia pare incespicare in diverse svolte narrative che peraltro non contribuiscono a fornirci motivo di maggior interesse o ad arricchire un tessuto narrativo un pò troppo fine a se stesso.
A livello di immagini ed inquadrature, la regista si sofferma spesso e non a caso sulle nudità adolescenziali spesso perfette dei corpi dei vari personaggi, che pian piano acquisiscono, attraverso i personaggi che interpretano, una padronanza e sicurezza nel liberarsi di indumenti e supplellettili piuttosto sorprendente.
D'altro canto ci sarebbe voluto forse un regista di talento come Bertolucci per poterci ancora mostrare qualcosa di nuovo o di notevole in materia di disagi e insofferenze giovanili ed adolescenziali, o anche solo come rappresentazione-sublimazione di un erotismo da fulgore giovanile di cui il grande nostro regista è stato e probabilmente ancora è maestro quasi senza rivali.
Non possiamo qui pretendere nulla di ciò, ed il film, medio, girato con professionalità ma senza veri scossoni artistici o impeti da dar luogo a particolari sussulti, rimane una vetrina solo accattivante che sposta ancora una volta l'attenzione su ciò che si cela dietro vite apparentemente organizzate e tranquille di una gioventù al contrario inquieta, insoddisfatta e sempre alla ricerca dell'emozione più ardita ed eccentrica in grado di distogliere ognuno di loro da una apatia che sembra contagiosa e sempre più difficoltosa da allontanare.
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