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Trama

David è un infermiere che lavora con i malati terminali. Meticoloso, efficiente e dedito alla sua professione, instaura con i pazienti forti relazioni che vanno al di là della semplice assistenza. Nella vita di tutti i giorni, però, David è inefficace, goffo e solitario e da anni si porta dietro un segreto che lo fa convivere con il senso di colpa e il rimorso. Quando il peso del passato diventerà insostenibile, David dovrà affrontarlo una volta per tutte per poter andare avanti.

Approfondimento

CHRONIC: LA DEPRESSIONE DI UN INFERMIERE E LE EMOZIONI DEI SUOI PAZIENTI

Scritto e diretto dal messicano Michel Franco, Chronic racconta la storia di David, un infermiere che lavora con i malati terminali. Efficiente e dedito alla sua professione, David è solito instaurare legami forti e anche intimi con ogni persona di cui si prende cura mentre, al di fuori del suo lavoro, si rivela un uomo inefficiente, goffo e riservato. È ben presto chiaro che egli ha bisogno di ogni suo paziente più di quanto questi necessitino di lui e delle sue cure.

Con la direzione della fotografia di Yves Cape, le scenografie di Matthew Luem, i costumi di Diaz e le musiche di Frank Gaeta, Chronic ha come interprete principale nei panni di David l'attore Tim Roth. A raccontare meglio la genesi del progetto sono le parole dello stesso regista in occasione della presentazione del film in concorso al Festival di Cannes 2015: «Tre anni fa mia nonna ha avuto un ictus che ha paralizzato definitivamente metà del suo corpo. Condannata a passare il resto dei suoi giorni a letto,è diventata dipendente da qualcun altro per ogni sua attività o necessità basilare. Anche parlare le è diventato impossibile.

I parenti erano con lei ogni giorno per impedirle di sentirsi sola. Tuttavia, la persona che si è veramente presa cura di lei è stata la sua infermiera, una sconosciuta che sin da subito è entrata nella sua intimità fisica ed emotiva, aiutandola con le attività più indispensabili e quotidiane, come farle il bagno, darle da mangiare, cambiarle il pannolino e la sacca di drenaggio e tante altre mansioni difficili, scomode e persino umilianti. L'infermiera e mia nonna hanno costruito un rapporto denso, fatto di segni, gesti e parole, che nessuno in famiglia era in grado di capire. Alcuni di noi, hanno di conseguenza cominciato a sentirsi frustrati, impotenti e persino gelosi, della relazione che si era instaurata tra loro due. A volte, ciò ha portato anche a conflitti e discussioni tra figli e nipoti.

Ben presto, l'infermiera si è trasformata nell'unico supporto emotivo di mia nonna e nel solo suo ponte di comunicazione con noi. Inoltre, è stata l'ultima persona a vederla in vita ed era presente nei suoi momenti di ultima agonia quando è morta alle tre del mattino. Si è anche occupata del funerale, dal momento che nessuna delle figlie di mia nonna ha avuto la forza o il coraggio di spostare un corpo morto.

Dopo sei mesi di lavoro con mia nonna, l'infermiera avrebbe avuto presto un nuovo paziente da accudire. Anche se il suo lavoro con la mia famiglia era terminato, ha continuato a farci visita durante il periodo di lutto, in segno di solidarietà e affetto. Nei suoi occhi era visibile la tristezza, piangeva proprio come noi.

La sua presenza mi ha toccato profondamente e mi sono interessato alla sua storia. Mi ha mostrato cose di mia nonna che non sapevo. Anche se l'ha conosciuta solo per pochi mesi, l'intimità che si era creata era così profonda che ha finito per comprendere le nostre dinamiche familiari, i nostri dissidi e le nostre singolarità.

Mi ha raccontato che da vent'anni lavorava con malati terminali. La perdita e la morte erano ormai parte della sua vita e il lavoro la costringeva a confrontarsi spesso con emozioni difficili che la conducevano verso una depressione cronica. Nonostante ciò, non avrebbe mai lasciato la sua professione: era la sua vita e la sua carriera. Ecco perché avrebbe cercato immediatamente un altro malato terminale: in tal modo, avrebbe posto fine al lutto e si sarebbe nuovamente conciliata con la vita.

Come i miei precedenti lavori, Chronic ha un tono il più realistico possibile. Mescolare attori professionisti con gente che non ha alcuna esperienza alle spalle aiuta a ottenere quel realismo che ho sempre cercato. Gli infermieri, per esempio, sono infermieri veri, che riflettono la profondità, l'impegno e la dedizione, che riservano al loro operato. Tim Roth, che interpreta David, si è preparato per la parte lavorando con malati reali e svolgendo quelle mansioni che un infermiere svolge di routine. Il suo personaggio è pieno di contraddizioni. Il suo stato d'animo cambia in base al paziente di cui si occupa e qualche volta attraversa la sottile linea che separa ciò che dovrebbe fare da ciò che invece non è di suo compito. La camera mette a fuoco David e i suoi pazienti, tralasciando tutto ciò che può distrarre l'attenzione dal nucleo del racconto: la depressione dell'infermiere e lo stato emotivo dei suoi pazienti».

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Commenti (2) vedi tutti

  • Il dolore è una materia da trattare con la delicatezza necessaria. David ha conosciuto la perdita di un figlio è come infermiere professionista cerca di assorbire nella cura meticolosa dei suoi pazienti le sue ferite interiori. L'amore per il lavoro che fa è pari solo al silenzio ovattato che popola la sua solitudine. Gli servirebbe piangere.

    commento di Peppe Comune
  • è quasi incomprensibile che un'opera come questa abbia avuto così poco seguito e attenzione...anzi, mi correggo, è molto comprensibille, ma forse un po' ingiusto. grazie a un immenso Tim Roth, in una parte tra le più scomode si possa immaginare, Franco ci fa immergere nelle nostre paure più profonde. dolorosissimo e necessario.

    commento di giovenosta
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