Espandi menu
cerca
The Visit

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

Recensioni

L'autore

rickdeckard

rickdeckard

Iscritto dal 13 giugno 2018 Vai al suo profilo
  • Seguaci -
  • Post -
  • Recensioni 269
  • Playlist 2
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su The Visit

di rickdeckard
7 stelle

Ancor prima di essere un film convincente, vivace e stilisticamente interessante, The Visit è un'autentica ventata d'aria fresca, il ritorno in grande spolvero di un regista che sembrava essersi definitivamente piegato ai rigidi dettami dell'industria hollywoodiana.

A volte ritornano: il titolo italiano della prima raccolta di racconti firmata da uno dei maestri assoluti del brivido, Stephen King, restituisce perfettamente la prima impressione che trasmette la visione di The Visit, decima pellicola di M. Night Shyamalan, altro nome di spicco nell'ambito della paura che, fin da giovanissimo, ha fatto del colpo di scena un proprio inconfondibile marchio di fabbrica. Purtroppo, a cavallo tra il primo e il secondo decennio del nuovo millennio, l'ex enfante prodige del cinema americano contemporaneo, autore di perle del calibro de Il Sesto Senso e Unbreakable, non era stato in grado di ripagare le aspettative che aveva creato a inizio carriera con i suoi primi, fortunati lavori, inanellando una serie di pellicole poco riuscite o, peggio ancora, maledettamente impersonali, unanimemente bocciate da pubblico e critica. Ma, proprio quando iniziava a sorgere la convinzione che la vena autoriale del regista indiano si fosse definitivamente smarrita nei meandri dell'industria hollywoodiana più smaccatamente mainstream, ecco arrivare un'eclatante e confortevole smentita: sotto l'egida del produttore Jason Blum (Insidious, La notte del giudizio, Scappa - Get out), infatti, Shyamalan torna a una dimensione produttiva a lui decisamente più congeniale rispetto alle precedenti, sbalestrate incursioni all'interno dei circuiti ad altissimo budget (L'ultimo dominatore dell'aria, del 2010, e After Earth, del 2013), all'insegna di una povertà di mezzi che è inversamente proporzionale alla qualità artistica, e che coincide con una rinascita di questo diseguale ma talentuoso cineasta. Al di là della libertà artistica e del contesto realizzativo, ciò che contribuisce in maniera determinante a far funzionare i prodotto dal primo all'ultimo minuto è sicuramente la sua struttura semplice e priva di fronzoli: una scelta decisamente vincente, che consente a Shyamalan di imperniare il racconto su pochi ma significativi elementi e di calibrare al meglio ognuno di loro, dal curatissimo comparto tecnico alla precisa direzione degli attori, dalla buona scansione del ritmo fino alla rischiosa eppure riuscita commistione di generi (thriller, horror, mystery, commedia), tra i quali spicca il registro grottesco, un espediente inedito per il regista e, anche per questo, una pericolosa arma a doppio taglio per l'equilibrio complessivo del film, che però, in questo caso, risulta incredibilmente ben gestita e decisiva per ampliare la natura disturbante di alcune sequenze. Persino la scelta del formato mockumentary non si riduce mai a una mera esibizione di iperrealismo con tanto di telecamera traballante, come accade in altre pellicole analoghe (si vedano The Blair Witch Project o Paranormal Activity, anch'esso prodotto da Jason Blum), ma piuttosto funge da espediente per arricchire il film di una sovrastruttura metacinematografica (la protagonista, non a caso, è un'aspirante regista) in cui, ancora una volta, a giocare un ruolo fondamentale è l'atto del guardare, simbolo di curiosità, scoperta e apparenze ingannevoli. Il vero fulcro narrativo e contenutistico della pellicola, in ogni caso, è sicuramente il rapporto tra i nipoti, la madre e i nonni materni, adeguato spunto di partenza da cui scaturisce una centratissima riflessione sul disfacimento dei legami famigliari e, al tempo stesso, sulla loro indissolubilità: ed è qui che risiede il vero asso della manica di The Visit, un film che esula dalle consuete atmosfere più o meno fantastiche della filmografia di Shyamalan per abbracciare una dimensione più "terrena", raccontando una storia con cui, in fin dei conti, chiunque potrebbe identificarsi. A tratti l'operazione risulta eccessivamente programmatica e costruita a tavolino, limitandosi a spaventare lo spettatore in maniera piuttosto tradizionale senza mai scuoterlo nel profondo; ciononostante, The Visit si può comunque dire un film riuscito e intrigante, a cui va attribuito il non trascurabile merito di aver donato nuova linfa alla carriera di un bravissimo regista che sembrava essersi definitivamente perso per strada. Voto 7,5

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati