Regia di John Frankenheimer vedi scheda film
Per una volta, complimenti al titolista italiano: rispetto al titolo originale, quello nostrano conferisce al film un tono ancor più inquietante. Certo, non serviva denominarlo così, la carica inquietante di Và e uccidi è tremenda, sotto ogni punto di vista. Sarebbe complicato riepilogare per sommi capi la trama, anche se la recente versione di Jonathan Demme l’ha riportata in auge: a volte ci si sente quasi allucinati e smarriti nel torbido intreccio politico-militare-psicologico della storia, ma il bello sta proprio qui, nella labirintica e complessa articolazione mai scontata, mai banale, mai prevedibile.
Thriller capzioso e angosciante, spettacolare marchingegno di fantapolitica che meno fanta non si può (Kennedy morì nell’anno d’uscita nelle sale), è un affascinante gioco di specchi in cui non si sa a chi credere, a cosa credere e perché credere. Tra simbolismi carteschi (l’onniscente donna di quadra, i solitari) e complotti internazionali, vittime che diventano carnefici e viceversa, intrighi politici ed implicazioni psicanalitiche, si staglia colossale l’Angela Lansbury più arcigna, crudele, spietata di sempre, capace di un unico monito di fredda umanità nel sottofinale. Che comunque non la risparmia a ciò che ha creato se stessa: un figlio, oggetto, malato, insano, inconsapevole della consapevolezza di poter essere, finalmente, soggetto.
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