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L'urlo della città

Regia di Robert Siodmak vedi scheda film

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La recensione su L'urlo della città

di cherubino
9 stelle

Vi presento un quarto film di Mature, qui con Richard Conte. Bel noir ambientato in Little Italy, realizzato in America da un ottimo regista europeo: Robert Siodmak. Atmosfera che sa di neorealismo, con qualcosa dell'espressionismo tedesco. Mi fa venir voglia di passare a un film italiano del nostro regista più "americano": Alberto Lattuada.

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L'URLO DELLA CITTÀ (1948)

 

L'immagine di copertina non è fra le prime che vi rimarranno impresse se vedrete questo crime-noir; l'ho scelta perchè serve a spiegare l'essenza di CRY OF THE CITY.

Cry, dunque urlo (come da titolo italiano) ma anche pianto; o grido (di dolore); e la City dolente non è proprio tutta New York, bensì quella parte di essa (quartiere meridionale di Manhattan) che negli anni quaranta era popolata quasi esclusivamente da italiani e figli di italiani, soprattutto meridionali: "Little Italy".

Vita grama, quella dei nostri emigranti, anche quelli di seconda generazione, che avevano passato in amicizia le loro povere infanzie nelle strade e non di rado, crescendo, si trovavano in fronti opposti. Qui vediamo Richard Conte, divenuto un delinquente, minacciare con una pistola Victor Mature, poliziotto che da tempo cerca di catturarlo. Le loro famiglie erano molto legate fra loro, come sempre nelle comunità di immigrati, il tenente Candella vuol bene a Mamma Rosa; e anche a lui, Martino Roma, giocavano insieme da piccoli, ha cercato di dargli buoni consigli ma ora ha commesso degli omicidi, è ormai un gangster. Quella scodella davanti a Mature contiene minestrone di verdura, gliel'ha offerto lei ma l'aveva preparato per il figlio che era nascosto in un'altra stanza e lei naturalmente ha mentito, gli aveva detto di non averlo visto. L'atmosfera, l'ambientazione, tutto ha un taglio realistico, sembra di essere nell'Italia del sud del primo dopoguerra, in un qualche film del nostro glorioso neorealismo; e par di sentirlo il profumo del minestrone. Ma c'è un quarto personaggio, altrettanto importante, in questo fotogramma: un ragazzo diciottenne che rappresenta la principale preoccupazione del tenente Mature, è il fratello minore di Conte, che vede il maggiore come un mito, un esempio di forza, di successo a tutti i costi, certo in modo sbagliato ma lui non ne vede altri di modi. 

Nei fotogrammi precedenti l'espressione di Conte è ben più minacciosa, ma Mature non ne è rimasto impressionato perchè, gli ha detto, "non mi spareresti mai qui, in presenza di Mamma Rosa".

Gli spari, o forse uno soltanto, ci saranno nello struggente finale. 

 

Accurata anche la scelta dei due protagonisti, uno (che salutiamo, dopo quattro film) si chiama Vittorio Maturi e suo padre proveniva dal Trentino-Alto Adige (Pinzolo), l'altro (molto bravo in questo ruolo, forse lo rivedremo in altri noir) è figlio di italiani, i coniugi Conte originari del Salernitano (Palomonte).  

E l'attrice che interpreta Mamma Rosa (peraltro non accreditata) è Mimi Aguglia, palermitana (1884-1970). **

 

Il regista è Robert Siodmak, tedesco, che all'avvento del nazismo aveva abbandonato la sua patria (prima a Parigi e dal 1940 a  Hollywood) e poi fu tra i primi a farvi ritorno dopo la la guerra.

Nei suoi film noir l'attenzione particolare alle luci e alle atmosfere - sottolineano - si ricollega direttamente con la scuola tedesca espressionista. Specie in due film precedenti: "La scala a chiocciola" (1945) e "I gangsters" (1946).

Successivamente, suo è uno dei film "strepitosi" della mia adolescenza: "Il corsaro dell'isola verde" (1952).

 

Infine, ricordo che in questa pellicola esordì la bella Debra Paget, che interpreta la fidanzata di Conte, quasi una bimba (era nata nel 1933).

Altro ruolo femminile di un certo rilievo è affidato a Shelley Winters, ventottenne e non ancora moglie di Vittorio Gassman. Si aggiudicherà anni dopo (1960 e 1966) due Oscar da non protagonista per i film "Il diario di Anna Frank" e "Incontro al Central Park". Negli anni '70, mi preme ricordarla in due film italiani: "Un borghese piccolo piccolo" e "Gran bollito", rispettivamente di Monicelli e di Bolognini.

 

Immagine correlata

"La proie", cioè la preda, è il titolo francese. Altra interpretazione, che non mi dispiace.

 

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(con Conte c'è Tommy Cook, caratterista ex attore bambino fra i 10 e i 16 anni di età; ruolo non indifferente in questo film) 

 

Sinora, fotogrammi anteriori all'immagine di copertina.

E questi successivi:

 

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(lei è Hope Emerson, un'attrice grande e grossa, altezza 1,88, qui all'esordio - personaggio indimenticabile - in un lungometraggio; due anni dopo nomination all'Oscar da non protagonista per "Senso di colpa" di John Cromwell) * 

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E poi arriva il finale: nessun fotogramma.

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=ovQNENXl5lM

(in lingua originale)

 

Un saluto (e auguri)

da cherubino,

30.3.2018

 

* Un fotogramma da "Prima colpa" in cui la Emerson è con Eleanor Parker, eccezionalmente senza la sua bella chioma:

 Prima colpa (film 1950).JPG

 

 

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** Mimi Aguglia in una foto giovanile.

Non è una sconosciuta. Per chi volesse saperne di più:

https://it.wikipedia.org/wiki/Mim%C3%AC_Aguglia

 

 

 

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Ultimi commenti

  1. maurizio73
    di maurizio73

    Come più americano dei registri nostrani, anche Germi non era male. Auguri anche a te Franco. Ciao!

    1. cherubino
      di cherubino

      Crto, figurati se mi dimentico di Germi... anche se, volendo rimanere nel periodo dei noir americani, con "Un maledetto imbroglio" siamo già un po' avanti (1959)-
      E degli anni quaranta già recensii, quando ancora non ci frequentavamo, sia "Gioventà perduta" sia "In nome della legge". Tra l'altro mi farebbe piacere se tu vedessi quanto scrissi: l'opinione sul primo (abbastanza breve) è una di quelle cui sono più affezionato; l'altra è "di gran lunga la più lunga" (troppo!) e parlai soprattutto di mafia (a parte le eccessive note sugli artefici del film potrebbe anche interessarti).
      Ciao Maurizio e grazie.
      F.

    2. maurizio73
      di maurizio73

      Eh già, grande 'importatore' di generi d'oltreoceano che contaminava spesso con quelli nostrani, come il melò ed il neorealismo, ma troppo spesso associato esclusivamente alla commedia all'italiana. Tornatore gli fece un omaggio nostalgico con quel 'Francesco Messana...' in un film che ritornò vittorioso dall'America. Non mancherò di leggere anche le tue opinioni.

  2. pippus
    di pippus

    Bella recensione pregna di interessanti collegamenti e curiosità.
    Un saluto Franco.

    1. cherubino
      di cherubino

      Grazie Paolo, sempre gentile...
      F.

  3. ezio
    di ezio

    Uno dei punti piu' alti di Mature,ma gli altri non sono da meno.....che bel cinema si faceva una volta...un must....grazie Franco.

    1. cherubino
      di cherubino

      Hai ragione Ezio, in questo periodo sto vedendo che anche gli anni quaranta offrirono moltissimo.

  4. Utente rimosso (bufera)
    di Utente rimosso (bufera)

    E noi ne godiamo!.Grazie caro Franco,le tu recensioni sono a sempre interessanti anche perchè aggiungi tanta notizie rivelando la tua profonda conoscenza del cinema!

    1. cherubino
      di cherubino

      Gli anni quaranta per la verità mi stanno attraendo soprattutto in questo periodo. Ciao e grazie.
      F.

  5. cherubino
    di cherubino

    Non è frequente per me arrivare a quota 20 utilità, vi ringrazio. Merito del film che evidentemente piacque molto anche a regista Mankievicz che l'anno dopo diresse "Amaro destino" (visto ieri) ancora sugli italo.americani affidandosi a diversi degli interpreti di "Cry of the City", in primis Richard Conte, che "rischiò" anni dopo di essere "Il Padrino".

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