Regia di Roland Joffé vedi scheda film
Può un qualunque totalitarismo essere in qualche misura sdoganato perché basato su ideali di uguaglianza sociale? Esiste una giustificazione alla repressione della libertà umana? Ovviamente la risposta è no. E pare davvero una bestemmia pensarla in modo diverso. Eppure non sempre è stato così, come testimonia un libro uscito recentemente ("Il sorriso di Pol Pot" di Peter Idling) in cui viene raccontata la cecità della delegazione della sinistra svedese in visita in Cambogia nel 1978 senza riuscire a (o forse, senza voler) vedere gli orrori che il comunismo stava perpetrando in quel paese. Questo film ancorché splendido non appartiene alla categoria dei film belli, bensì a quella dei film necessari. Da far vedere a chi possa minimamente pensare che l'applicazione della ideologia comunista abbia prodotto qualcosa di buono. Perché non esistono totalitarismi di destra o di sinistra ma solo totalitarismi e basta, e qualsiasi sia l'ideologia che li ha prodotti il risultato è sempre quello: la negazione dell'uomo e della sua dignità. Oltre al significato ideologico comunque siamo di fronte a un grande film, che sa narrare con le giuste cadenze una storia avvincente. E ci lascia sgomenti e stupiti lo straordinario coraggio di Dith Pran nel salvare il suo amico occidentale e seguiamo con angoscia la sua terribile sorte nei killing fields (questo il titolo originale). Gli occidentali appaiono secondari e complementari di fronte alla levatura morale di questo piccolo cambogiano travolto come tutto il suo popolo da una delle più sanguinose dittature della storia. Meraviglioso finale sulle note di Imagine.
1975 Phnom Penh capitale della Cambogia viene occupata dai Khmer rossi, Sidney Schanberg giornalista americano inviato a raccontare le vicende travgliate del paese viene salvato solo dal coraggio del suo interprete e amico Dith Pran. Rifugiatosi nell'ambasciata francese, Schanberg insieme agli altri occidentali riesce a salvarsi ma Pran, nonstante il disperato tentativo dei suoi amici (splendida la figura del fotografo interpretato da John Malkovich) verrà catturato e portato nei campi di rieducazione. La volontà di sopravvivere del cambogiano riesce alla fine a vincere e i due amici riusciranno a riabbracciarsi dopo alcuni anni
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