Regia di Trey Edward Shults vedi scheda film
Sappiate che questa farà male. Una di quelle mazzate sui denti che non dimentichi. La botta di realismo che traumatizza come una doccia gelata in pieno inverno.
«No, torno a dormire, chi me lo fa fare»
La storia di Krisha è quella di migliaia, forse milioni di altre famiglie. È la storia di qualsiasi equilibrista fallito. Il fatto che il fallimento pregiudichi il proprio osso del collo non è una garanzia di successo.
Krisha è una donna vicina ai settanta, la vediamo all'inizio, in piano sequenza, che cerca la villetta giusta, impreca un po', poi la trova. Viene accolta in seguito da un nutrito gruppo di parenti: cugini, nipoti, figli, è la festa del Ringraziamento.
La donna è la pecora nera della famiglia ma ha provato a redimersi ed è a pranzo dai parenti per dimostrarlo. È un ex-alcolista e madre assente che ha abbandonato il proprio figlio poco dopo la sua nascita, lasciandolo totalmente alle cure della sorella(minore?). Il ragazzo adesso è cresciuto odiandola.
Se prima di guardare il film ti metti a spulciare il cast arriva la prima tegola: il figlio abbandonato è interpretato dallo stesso regista.
Non mi sono informato sulle vicende biografiche del regista, quindi non azzardo giudizi ma potrebbe essere qualcosa di estremamente emblematico.
Vengono spontanei i paragoni con Festen, abbiamo quella che all'inizio sembra una commedia nera ad ambiente familiare, il nero non ci è sbattuto davanti agli occhi ma piuttosto suggerito, tramite un montaggio assimetrico e inquadrature che rimangono fisse per un tempo limitato intensificando la sensazione del caotico via vai nella grande e confuso ambiente di questa anonima periferia americana.
E il sonoro, quel sonoro.
Fastidiosissimo e incalzante che sovrasta i dialoghi e avvolge i rumori nell'ovatta.
Poi arriva la seconda devastante metà del film, le menti che vanno in pezzi, la pressione che schiaccia, la mannaia della consapevolezza:
Non tutti possono essere salvati.
Siamo a livelli da malessere fisico, una pruriginosa traversata di un campo di ortiche, il tutto senza la minima violenza fisica.
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