Regia di Trey Edward Shults vedi scheda film
Krisha è una donna alle soglie dell'anzianità, si comprende subito essere un personaggio tormentato mentre viene accolta dai suoi famigliari in vista dei festeggiamenti per il Giorno del Ringraziamento. I legami coi numerosi personaggi si rivelano velocemente, ma a colpire è l'atmosfera cospiratoria ed opprimente, quasi da thriller, lesta ad invadere gli interni della spaziosa abitazione, dove l'accompagnamento sonoro martellante e ansiogeno lascia intuire che quell'allegro caos è solo parvenza ipocrita. Qualcosa di distorto e malato cova minaccioso sotto le moine di prassi.
Non ci vorrà molto per comprendere il ruolo di pecora nera della donna e il suo rapporto a dir poco difficoltoso con chi le sta intorno a partire dal figlio abbandonato anni prima. Tuttavia non si spara facilmente sulla destabilizzazione e sulla dipendenza da alcol e medicinali, è infatti il contesto tutto a far ribrezzo. Una middle class incapace di comprendere ma solo di ostracizzare, egoista ed inadatta al perdono e al soccorso, abile nel puntare con faciloneria il dito. Krishna è personaggio sgradevole, allo stesso tempo chi si riempie la bocca di "normalità" non è affatto migliore.
Il film, molto dialogato, vive su punti di rottura che spingono verso il baratro con il ritorno di vecchi fantasmi mai dimenticati; dramma intenso in cui (probabilmente) si evoca un passato non semplice del regista Trey Edward Shults.
Terapia famigliare feroce con relativa disgregazione di uno dei valori americani per eccellenza, messo alla berlina e degradato alla faccia di certo cinema tranquillizzante in cui tutto finisce a tarallucci e vino. Qui invece non c'è speranza, tanto meno spazio per redenzioni con annessi abbracci conciliatori.
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