Regia di Jacques Audiard vedi scheda film
Nello Sri Lanka divampa la sanguinosa guerra civile con la minoranza Tamil e un uomo (Jesuthasan Antonythasan), ferito ad una gamba e militante tra le Tigri, che poi assumerà la falsa identità di Dheepan, una donna (Kalieaswari Srinivasan) e una ragazzina (Claudine Vinasithamby), con nessuna parentela né altro tipo di legame affettivo tra loro, formano una famiglia fittizia ed emigrano in Francia per cercare di rifarsi una nuova vita, lontano dai conflitti e dal sangue, ma la violenza, ciclicamente, tornerà ad entrare prepotentemente nelle loro vite.
'Dheepan' segna il massimo risultato in termini di premi ricevuti, Palma d'Oro a Cannes 2015, ma il punto meno convincente dal profilo artistico - mi mancano i primi due titoli - nella filmografia di un cineasta, Jacques Audiard, che ha regalato perle come 'Sulle mie labbra' e 'Il profeta': il regista francese parte da un contesto storico ben preciso - la guerra fratricida nella piccola isola a Sud dell'India, durata dal 1983 al 2009 tra Governo e Tigri Tamil che costò 100.000 vita umane sui campi di battaglia - per poi abbandonarlo subito, concentrandosi sulla necessità e sulla possibilità di tre individui di poter rifarsi una vita lontano dal proprio paese, nello specifico la Francia di una non precisata periferia cittadina ad alto tasso di criminalità, dove il destino porta i tre sventurati migranti, i quali cercano, chi in maniera riluttante, la donna, chi in modo più convincente, l'uomo, di fare di necessità virtù.
L'inserimento, anche a causa delle grandi difficoltà poste dalle barriere linguistiche, è a dir poco difficoltoso: l'uomo diventa custode e tuttofare nel palazzone dove vive, a stretto contatto con malavitosi e gang dedite ai traffici più loschi, mentre la donna fa la badante nella casa di uno dei capi di una delle gang, con la bambina che tenta una difficile integrazione nella scuola che frequenta, ma il rapporto più difficile è tra i due adulti, che non riescono a superare le reciproche diffidenze e visioni personali, con la donna che vorrebbe ricongiungersi in Inghilterra con la sorella e l'uomo che sente il richiamo della militanza politica ed armata.
L'impasse verrà risolto con una deflagrazione della violenza che rimetterà le cose a posto, con un'evoluzione finale della vicenda che va oltre le ben più rosee previsioni.
Audiard, con 'Dheepan', narra ancora una volta il faticoso percorso, segnato dalla violenza, che i suoi outsider devono fare per arrivare ad un risultato concreto, in questo caso l'ipotesi di un futuro da (ri)costruire, ma da un lato, i suoi personaggi, a causa delle incertezze ed impacci interpretativi dei suoi non-attori, sono tra i più deboli che si ricordi e dall'altro anche la storia, pur scorrendo bene dal punto di vista narrativo, fatica ad amalgamarsi, con la tematica, purtroppo più attuale che mai, dei grandi e spesso incontrollabili flussi migratori, provocati quasi sempre da conflitti interni nei paesi d'origine e tutte le problematiche ad essa connesse, che a fatica si interseca con la parte gangsteristica, gestita con più di un impaccio con una sottotrama in cui l'autore, coadiuvato da altri due sceneggiatori - Thomas Bidegain e Noé Debré - rimane troppo sul vago e risolve con un regolamento di conti che pare estorto, con uso di ralenty e sparatorie a profusione, da un film hongkonghese di John Woo, con l'antieroe che di colpo riacquista quel coraggio e quella voglia di combattere che parevano assopiti e sgomina, come in 'Taxi Driver', l'intera gang, ed infine sfociare in un happy ending persin eccessivamente accomodante, viste le premesse e i canoni abituali del regista.
Un'opera formalmente elegante ma dotata di troppi punti interrogativi per potere essere pienamente apprezzata.
Voto: 6.
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