Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
La fragile democrazia di Weimar ormai moralmente e fisicamente in ginocchio sta per essere spazzata via da forze oscure e terribili. Due artisti di circo vivono, ciascuno a suo modo, questo momento di transizione mentre paura e follia come un'epidemia inarrestabile stanno rendendo privi di senso anche i comportamenti più ordinari. Il clima claustrofobico, l'evocazione di un destino inesorabile e malevolo, elementi mutuati dal caligarismo, sono più volte evocati ma non trovano sullo schermo un espressione particolarmente convincente. Però la ricostruzione d'epoca è suggestiva e nel tratteggiare il rapporto tenero e disperato tra una generosa Liv Ullman e un sempre più vuoto David Caradine, Bergman trova a tratti il tono giusto.
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