Regia di Gaspar Noé vedi scheda film
Pellicole come queste rischiano di fare notizia esclusivamente per le esplicite scene di sesso. Si è fatto un gran parlare di "Love", alla sua presentazione durante il Festival di Cannes di quest'anno, dove peraltro, a dispetto dei molti nasi storti, è stato candidato alla Queer Palm, un premio minore della rassegna. Noé, non irresistibile nei suoi precedenti lavori, rischia molto con "Love", ma al termine delle oltre due ore di visione, devo dire che la sua coraggiosa scommessa è decisamente riuscita. Raccontando la storia d'amore di un americano, Murphy, regista in erba, ed Electra, pittrice in erba, scandaglia la sua idea dell'amore stesso, illuminandola da ogni angolazione, dimenticando, finalmente, ipocrisie, velature, romanticismi eccessivi e prurigini borghesi. La passione dei due ragazzi è splendidamente rappresentata, anche, e soprattutto, sessualmente, ma con quello sguardo del "sesso sentimentale", per usare le parole del suo protagonista, che avvolge tutto il film di un patina densissima di sensazioni, quasi fisiche, e che pur grondando di immagini esplicite, non fanno mai tracimare "Love" nel volgare e nel gratuito. Non è un giochetto alla Von Trier, esausto e inutile, fatto solo per scandalizzare, (ma, oggi, davanti a un coito, qualcuno si scandalizza ancora?), ma è un connubio di orgasmi e sangue, di sperma e lacrime, di carezze e carne, con, infine, una luce cupa di morte, che è poi dove tutto, anche l'amore, viene inghiottito. La regia è meravigliosa, i colori caldi e freddi all'occorrenza, la musica si muove fra Glenn Gould e i Pink Floyd, dando un'aura oppiacea a tutto il film, che fluisce lento, sicuramente, ma sempre interessante. Un film sorprendente, che arricchisce il Cinema di un nuovo specchio cromatico dentro cui provare a cercare informazioni sull'amore, che pare scomparso, come avviene per la protagonista del film. Abbandonatevi e ne verrete ripagati.
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