Regia di Silvano Agosti vedi scheda film
Agosti è del marzo '38: ragionevolmente tutto ciò che può ricordare del fascismo è qualche brandello di liberazione, filtrato attraverso i suoi occhi di bambino. Riportare tutto questo alla mente e metterlo in scena quasi mezzo secolo dopo è una fatica sicuramente non piccola, ma ciò che maggiormente non riesce al regista besciano (amico e collaboratore di Bellocchio) è di dare un ritmo, una continuità ed una forma compatta al suo racconto, che va alternando immagini ed indizi suggestivi ad altri momenti ben più patetici e convenzionali. Lou Castel, nella parte di Agosti oggi, compare brevemente in apertura e chiusura di pellicola; l'altra star (guest star, per meglio dire) del film è Alain Cuny, mentre il resto del cast è composto per lo più da nomi sconosciuti. L'uovo di garofano richiama una leggenda popolare che lo vorrebbe capace di esaudire i desideri di chi lo trova. Qualcosa funziona, ma i momenti felici sono effettivamente pochi. 4,5/10.
Un uomo adulto ritorna negli spazi rurali della sua infanzia, quando vide liberare l'Italia dalle forze alleate e scacciare i nazifascisti: i ricordi riaffiorano, come la storia di Crimen, ambiguo personaggio solitario del posto, di cui si diceva avesse mangiato la moglie...
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