Regia di Silvano Agosti vedi scheda film
Perché un regista serio ed impegnato può avere fatto un film come questo? Perché sembra volerci raccontare cose che altri registi – citando, si può pescare a caso: il Fellini di “Amarcord”, il Bertolucci dell’inizio di “Novecento”, perfino il Terence Davies di “Voci lontane… sempre presenti” – hanno già raccontato, prima e meglio di lui? Forse è l’avversione per la guerra che, come si dice nella dedica del film, ha portato via tanti “bambini che volevano vivere e invece sono morti”, o forse è l’età, che inevitabilmente riporta alle labbra il sapore dolciastro e amarognolo dell’infanzia, per di più vissuta in parte durante il periodo della Repubblica di Salò. Fatto sta che siamo di fronte ad un film che aspira alla poesia, ma raggiunge soltanto la noia, senza attingere mai a quel patrimonio universale che si trova in ogni storia narrata come Dio comanda. Un doppiaggio straniante, forse anche dovuto alla difficoltà di dare voce a tanti bambini, peggiora il risultato complessivo.
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