Regia di Anne Fontaine vedi scheda film
La barbarie della guerra che non risparmia nemmeno i territori sacri. Un aiuto disinteressato e laico che servirà a far luce su un crimine ancor più efferato frutto di deviazioni della morale cattolica. Buon dramma in costume della valida ed impegnata Anne Fontaine con la diva del momento, Lou de Laage, bella e perfetta.
Storie di donne e di sofferenze, di brutalità ed ingiustizie ai danni di queste per opera di una società prettamente maschilista: in fondo molto del cinema della valida cineasta Anne Fontaine (Gemma Bovary la sua ultima e precedente prova) verte su quello, alternando abilmente i toni del racconto, non sempre ed esclusivamente rappresentativi di un dramma cupo e inserito in un contesto altamente drammatico come in questo caso.
Al temine della Seconda Guerra Mondiale, Mathilde è un giovane medico che collabora con la Croce Rossa francese ed assiste i profughi dei ghetti polacchi sopravvissuti agli eccidi.
Quando una suora un giorno la convince a seguirla dopo insistenze ed un comportamento disperato, la donna scopre che in un convento molte delle suore che ci vivono hanno subito ripetute violenze sessuali in seguito alle spietate ingerenze delle forze dominatrici. Dopo aver aiutato una di esse a partorire, la donna cercherà di far loro risolvere il dilemma interiore, ma anche pratico, che le vede "spose immacolate di Dio" con un fardello insopportabile da accettare, ma anche di fronte a nuove innocenti prossime vite a cui dover rispondere materialmente e con la coscienza.
Inoltre un'azione inconcepibile a cura della madre superiora verrà alla luce seminando sconcerto e indignazione nella donna, atea ma animata dai più comprensibili sentimenti di umanità e solidarietà.
Un thriller della coscienza molto ben ambientato che fa luce su uno dei molti drammi che si intersecano nel risvolto di una catastrofe come è stata quella dell'eccidio di un popolo ad opera di un altro.
Lou de Laage è bellissima, intensa e pertinente al ruolo; la affianca una vera e propria star polacca di grande spessore interpretativo: Agata Kulesza, vista ed apprezzata in Ida, ma pure in These daughters of mine. Vincent Macaigne, ottimo attore e fresco regista, appare in un ruolo di contorno per lui inconsueto, vestendo per la prima volta (almeno che io sappia) panni non contemporanei.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta