Regia di Fred Zinnemann vedi scheda film
Uno dei film vincitori di Oscar tra i meno ricordati, e non giustamente, è probabilmente "Un uomo per tutte le stagioni", che l'austriaco trasferito negli Stati Uniti Fred Zinnemann ( un autore di spicco, sul quale diversa gente che scrive di cinema dovrebbe soffermarsi più spesso) realizzò in Gran Bretagna traendolo dal dramma teatrale di Peter Shaffer: nel narrare la passione, intellettuale e umana, di Thomas Moore, da noi ribattezzato Tommaso Moro, l'autore di "Storia di una monaca" e "Giulia"dipinge un ritratto elegante, sensibilmente riferito ai palcoscenici teatrali per la stanzialità delle cose raccontate, di un personaggio che tutt'oggi viene preso a modello per la coerenza di pensiero ed etica. Cinque premi assegnati dalla Academy, il film, si sa, è stato a lungo agognato da Charlton Heston, che anni dopo realizzò con il figlio Fraser una nuova versione, di minor valore. Paul Scofield esprime con mirabile intensità il rovello di Moore, e il conflitto interiore dell'uomo, se cedere alle pressioni di Enrico VIII riconoscendogli il diritto di divorziare da Anna Bolena,e avere salva la vita, o non sciogliere il veto imposto al regnante, e rimetterci letteralmente la testa, ma l'intero cast è ispiratissimo e meritevole di menzione. Dramma acuto sull' utilità della Logica, e sul peso dell'Etica, è cinema particolare , in cui l'azione quasi non c'è: ma si giunge al finale con una sensazione di arricchimento.
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