Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
«Credo che Clint Eastwood sia oggi il regista più sottovalutato del pianeta» (Orson Welles, il regista più grande del mondo - 1976).
L'alba è sorta da qualche decina di minuti, un uomo esce barcollante dal bar dove presumibilmente ha passato l'intera notte ed entra in macchina, immettendosi nel nascente traffico cittadino di Phoenix (Arizona), fermandosi innanzi ad un commissariato di polizia, mentre si appresta a scendere un tonfo sull'asfalto rivela il contenuto che prima trasportava, una bottiglia di Jack Daniel's. L'uomo sulla uarantina abbondante, seppur vestito con un completo abbastanza formale, lo indossa con poca grazia complice anche la barba incolta e lo sguardo stralunato testimone di una notte di sbornie, avviandosi con andatura claudicante verso l'edificio; il suo nome è ben Shockley, interpretato dal grandissimo Clint Eastwood, che evidentemente cominciava a sentirsi stretto nei panni di un ispettore di polizia sul modello Callaghan, cercando quindi di variare registro andando su un piano più umano e devastato, per proseguire il suo percorso di ricerca d'artistica nonostante una critica mediocre che gli demoliva ogni film etichettandolo come fascista di merda e cantore della maggioranza silenziosa, alla meglio come un fenomeno curioso da non prendere troppo sul serio, d'altronde lo stesso Kubrick definiva in maniera spregiativa il nostro Eastwood come un animale che tentava di maneggiare la cinepresa, in sostanza, si limiti a fare l'attore finchè aveva il favore del pubblico, ma la regia non era cosa per lui. C'è da dire che la locandina dell'Uomo nel Mirino (1977), non contribuisce di certo a stemperare gli stereotipi e le maldicenze sul conto di tale figura, visto che raffigura Eastwood come un proto-Hulk super muscoloso con pistola in mano e Sondra Locke che gli si aggrappa vestita in abiti succinti, alle loro spalle un bus crivellato di colpi in fiamme immerso in uno scenario che pare un post-atomico; in pratica un qualcosa di repellente a prima vista per la "critica" colta dell'epoca, visto che tale poster pur contribuendo ad attirare legioni di spettatori al cinema contribuendone al successo, non riesce a coglierne la sensibilità artistica posta alla base di questo poliziesco.
Ben Shockley ha un caso semplice tra le mani assegnatagli dal capo della polizia, andare a Los Angeles per prelevare e scortare Gus Mally (Sondra Locke), che deve andare a deporre nel tribunale di Phoenix per un processo senza molta importanza, giunto in città la ragazza, professione prostituta, gli rivela che vi sono delle persone ce faranno di tutto perchè lei non vada a testimoniare a tale processo e che vi sono delle scommesse sulla cavalla "Mally no Show" (Mally non arriverà) data 50 a 1, Ben però non da peso alla cosa e se anche vi fossero delle puntate in proposito, a suo dire vuol significare che non conoscono la sua dedizione a portare a termine i compiti assegnatagli, ma un attentato a cui i due scampano fortunosamente sulla strada per andare in aeroporto, trascinerà i due in un vortice di sangue e violenza, che nasconde inquietanti verità dietro quel processo descrittagli inizialmente come senza importanza.
Si parte da un soggetto alla Callaghan, ma si legge road movie alla Clint Eastwood, il quale forse non era quel brocco alla regia descrittaci da molta critica prima del leggendario film Gli Spietati (1992); Ben Shockley è molto diverso di Callaghan, del quale condivide forse certi modi spicci, ma in realtà è un fallito che giunto ai quarant'anni e pur rispettando sempre la legge, non è mai riuscito a far carriera nel corpo di polizia vedendosi costantemente scavalcato da altri suoi colleghi, questo lo ha proiettato nella spirale dell'alcolismo che complice anche il suo non essere mai riuscito a trovare una moglie, ha fatto si che fosse guardato con una certa antipatia dai suoi superiori che non gli hanno mai affidato alcun caso importante, accentuando la frustrazione dell'uomo che oramai conta solo i giorni che gli mancano alla pensione.
Clint Eastwood dismette i panni di super-agente per farsi carne e sangue, dimostrando di essere vicino alle sofferenze di molti maschi bianchi "moderati", che pur rispettando per tutta la vita il sistema, sono rimasti fregati dalla retorica del sogno americano che le ha esclusi da ogni possibilità del far carriera. Eastwood si fa cantore di questa maggioranza che non trova voce nel cinema dell'epoca così come in quello odierno, troppo preso evidentemente a celebrare l'inesistente superiorità dinamica degli USA o preso dall'andare dietro alle minoranze arrabbiate, per ricordarsi che la gran parte della popolazione degli USA è bianca e molti tra costoro sono esclusi da qualsiasi luogo di potere, dovendo per di più essere trattate come caprio espiatorio di ogni cosa che non funziona negli USA.
Ben è uno di questi, uno che per tutta la vita ha vissuto con innanzi agli occhi un velo di maia, credendo nelle parole giustizia ed ordine e sulla bontà del potere istituzionale, finchè un componente di tale "minoranza", una donna di nome Gus Mally e per di più prostituta, gli squarcia quel velo che si era posto innanzi agli occhi e gli dice chiaro e tondo che chi obbedisce agli ordini a-criticamente è un perfetto idiota. Nella pellicola Eastwoodiana emerge una nazione allo sbando e pervasa da un nevrotico istinto di violenza praticata ad ogni livello da tutti, la casa di Gus Mally in cui i due protagonisti si rifugiano inizialmente dopo l'attentato fallito lungo la strada dell'aeroporto, viene crivellata di proiettili dagli agenti di polizia che non si fermano finchè non l'hanno letteralmente demolita; è una scena eccessiva, giudicata kitsch e sopra le righe da molti all'epoca, eppure il regista si è ispirato ad un fatto veramente accaduto nella realtà, dove ha osservato una casa fatta a pezzi dalla furia dei colpi di pistole e dei fucili degli agenti di polizia e dei criminali barricati dentro, sintomo di una furia devastatrice intrinseca nel popolo americano, sottolineata in modo amaramente ironico dal cineasta, che si prende anche lo sfizio di sottolineare come negli USA circolino troppe armi date in mano a persone che forse non dovrebbero neanche maneggiare un coltello da cucina.
Con l'uomo nel mirino, Eastwood rivede in una luce negativa tutti gli elementi istituzionali, cominciando dalla commissione tra mafia e polizia viste come un tutt'uno che si spalleggia a vicenda, rendendo uindi privo di senso il lavoro di molti agenti sul campo nel combattere tale cancro se poi gli stessi loro capi ci fanno affari, così come vengono laconicamente denunciati da Gus Mally i metodi brutali della polizia, che gode nel pestare le persone di colore con ogni pretesto, compie retate anti-droga al solo scopo di rivenderla per proprio conto e proteggono i pezzi grossi se commettono dei reati, sfogandosi poi con le persone normali, dimostrandosi forti con i deboli e deboli con i forti, almeno sotto questo punto di vista Gus Mally pur prostituendosi risulta essere anni luce migliore dei tutori della legge.
Lungo il viaggio per arrivare a Phoenix, Ben e Gus stringeranno sempre di più un legame tra loro pur essendo di estrazione totalmente differente, ma accomunati dall'essere solo stati sfruttati dai potenti per poi essere scaricati da costoro per occultare il loro marcio. Azione e dinamismo non mancano di certo in questa pellicola, il regista ha molta fantasia nel mettere in scena le sparatorie tra cui un audace scontro tra elicottero e motocicletta stile Easy Rider; la rabbia di Eastwood si scatena contro tutto e tutti, poliziotti corrotti, mafiosi, minoranze hippie e donne, con tanto di celebre pugno in faccia ad una di loro che chiedeva di esserne risparmiata solo in quando femmina, ma Eastwood se ne frega della galanteria e del politicamente corretto, perchè lui crede fortemente nell'uguaglianza sociale e quindi tutti vanno trattati nel medesimo modo senza favoritismi, poco sensibile per qualcuno, ma noi suoi ammiratori lo abbiamo sempre adorato per questo motivo, poichè anche a 90 anni lui è sempre rimasto fedele a sè stesso (seppur mutuando certi spigoli che in effetti lo rendevano un pò troppo ultrà nei primi film della sua carriera). Impossibilitato per ideologia di partenza a farsi portatore di una nuova società essendogli aliene ogni idea di stampo socialista e comunista o comunque di ogni istanza della controcultura e pur essendo un conservatore non può avvallare la difesa di un establishment ipocrita quanto corrotto che tra l'altro lo disprezza (in Ben c'è una certa vena autobiografica di un regista che come il suo personaggio si sentiva ingiustamente escluso da ogni riconoscimento critico per i suoi film), Eastwood si fa portatore di un'anarchismo di destra, che distrugge tutto e tutti lungo il suo percorso a costo di rischiare più volte la vita, nel la stupenda finale sopra le righe come lo è d'altronde tutto il film, Ben e Gus sono decisi ad andare fino in fondo presentandosi in città su un bus, anche se hanno contro l'intero dipartimento di polizia che gli crivellerà contro l'intero arsenale militare della città (d'altronde la pellicola tutt'oggi detiene il record di oltre 10.000 cartucce adoperate in un film). Eccessivo e sgangherato, il tono sopra le righe consente di chiudere un occhio qua e là su certe magagne narrative, consegnandoci l'ennesimo tassello di un autore che sin dagli esordi aveva uno sguardo lucido e a suo modo contestatario su certe vicende della sua nazione pur inserendo queste sue invettive in un film di genere dove lui e la sua compagna sono le star indiscusse, dimostrando di avere anche sul set la stessa chimica che avevano nella vita reale. Massacrato e preso in giro dalla critica che gli riverserà un fiume di invettive, il botteghino segnerà l'ennesimo successo con oltre 35 milioni di incassi, evidentemente Eastwood aveva attirato tutto il pubblico repubblicano infoiato dalle armi, che nel film ne avevano trovate in grande abbondanza, senza però che ne cogliessero l'intelligente satira di sottofondo.
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