Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Il cinema da regista di Clint Eastwood parte negli anni '70 con opere fortemente connotate nel genere, di cui le più rinomate restano probabilmente i due western "Lo straniero senza nome" e "Il texano dagli occhi di ghiaccio", ma anche il poliziesco/thriller è da subito uno dei suoi campi d'azione preferiti e questo "The gauntlet" si inserisce proprio lì, con alcune inevitabili similarità con pellicole analoghe di Don Siegel, ma anche importanti differenze dall'ispettore Callaghan. "L'uomo nel mirino" tende per certi versi ad un'esagerazione "astratta" e molto stilizzata che in alcuni momenti non convince, anche e soprattutto nell'atto finale che gli fa perdere un po' di punti (in particolare la liquidazione dei due cattivi, frettolosa e inverosimile, nonché la "resurrezione" di Clint che sembrava morto, dopo le lacrime di disperazione della donna); allo stesso tempo però non mancano qualità di confezione, di ritmo e più propriamente di regia, in particolare nelle sequenze action, che lasciano intravvedere come Clint avesse tutto sommato il polso sicuro dietro la macchina da presa già allora, pur non dimostrando particolari ambizioni autoriali. E' un film oggi un po' dimenticato, forse una variazione sull'innocente ingiustamente perseguitato di hitchcockiana memoria, a cui si aggiungono alcuni duetti spesso da commedia con la bionda di turno che vanno ugualmente in quella direzione e che sono fra gli elementi più gustosi, insieme ad una scena in cui il protagonista Ben Shockley decanta le virtù dell'essere un poliziotto, fra le più schiette e meglio scritte dell'intero film. Il duetto con la compagna Sondra Locke, insomma, funziona, anche grazie ad una buona performance di quest'ultima, e forse si può sospendere l'incredulità, almeno fino ad un certo punto, di fronte alle più flagranti esagerazioni, da alcuni denunciate come "pacchianate" american style, come la distruzione di una villa alquanto imponente in cui la coppia in fuga si era rifugiata da parte del fuoco di un intero reparto di polizia, e la scena ancora più iconica della sparatoria all'autobus nel sottofinale. A mio parere problematica anche la scelta della Locke di salvare il suo compagno di avventure da un violento pestaggio offrendosi come oggetto sessuale che porta ad uno stupro non realmente consumato, così come il pugno in faccia ad una delle "cattive" tanto per dimostrare che Eastwood non insegue il politicamente corretto, ma per il resto il film marcia a ritmo spedito con alcuni pezzi di bravura come l'inseguimento in moto da parte dell'elicottero, il piglio registico di Clint è spesso abbastanza sicuro e lo spettatore certamente non si annoia, anche se le ambizioni più propriamente formali non sono certo quelle dei suoi film successivi a "Bird" e la fotografia lascia un po' a desiderare nel complesso.
voto 7/10
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Nella locandina vediamo un Eastwood simil-Hulk, con Sondra Locke in vesti succinte aggrappata a lui, con l'autobus crivellato di proiettili. Un poster, che non dice nulla sul film, cogliendone il lato superficiale, de-privandolo della profonda sensibilità di cui è intriso.
Eastwood prende tutto il suo cinema precedente e comincia a metterlo in discussione, Ben per tutta la vita è stato fedele a sistema, la sua massima aspirazione era diventare un buon poliziotto, peccato che poi a conti fatti il sogno è divenuto una vita grama e senza soddisfazioni, vedendosi scavalcato da tutto e tutti, mentre lui sempre fermo, nonostante il suo dovere ed i tanti problemi.
Il dialogo sulla sua vita sino a quel momento è di un'onestà sconcertante, una poesia di messa a nudo, in cui Eastwood, dismette i panni di Callaghan il reazionario, per farsi un uomo di destra, che credeva in certi valori, che nella realtà non avevano alcun riscontro, in quanto piegati dai potenti in una guerra contro le minoranza (donne, hippy, minoranze etc...), mentre i ricchi non pagano in alcun modo i loro disastri.
Quell'autobus crivellato di proiettili, così come la casa (Eastwood vide sul serio una casa ridotta così... la realtà supera ogni esagerazione), diventano simbolo della paranoia di una società, iper-armata e pronta ad abbattere la sua furia contro tutto e tutti, senza pensare a nulla.
Sul poster condivido le tue osservazioni, però in effetti siamo qui a giudicare il film e non il poster... Sul personaggio di Shockley, si direbbe un personaggio di derivazione hitchcockiana, il piccolo uomo coinvolto in un intrigo più grande di lui da politici e ufficiali corrotti... In effetti si avverte quello che dici nella scena in cui parla della sua carriera da poliziotto, definirla poesia mi sembra un po' troppo ma comunque è sicuramente una delle scene migliori e più sentite. Quanto ai valori di destra di cui parli, premesso che un discorso prettamente politico non mi interessa, comunque Eastwood qui rinuncia alle ambiguità dell'ispettore Callaghan sull'abuso di giustizia e sceglie un personaggio più ordinario forse, che però vuole andare in fondo al suo compito e contrastare la corruzione. Dal punto di vista del messaggio non mi ha infastidito come Coraggio fatti ammazzare, però ciò non toglie che alcune sequenze tendano alla dismisura o esagerazione che dir si voglia, e il finale come ho detto nella recensione è buttato via in maniera poco convincente
come hai osservato tu la sua regia e' sempre una sicurezza.....mi e' piaciuto,grazie Stefano.
Ciao Ezio, ti ringrazio, il film non è sicuramente fra i più ricordati di Eastwood, ma può essere carino da scoprire
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