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L'uomo, l'orgoglio e la vendetta

Regia di Luigi Bazzoni vedi scheda film

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La recensione su L'uomo, l'orgoglio e la vendetta

di alan smithee
6 stelle

Dalla celebre novella "Carmen" di Prosper Mérimée, risalente al 1845, e da cui è tratta l'omonima e più famosa opera del compositore e pianista francese Georges Bizet, il regista Luigi Bazzoni prende spunto per dar vita, con l'aiuto eccellente di Suso Cecchi d'Amico, ad un anomalo ed originale, ambizioso spaghetti western che nasce nobilitato da cotante basi illustri, ed utilizza per una volta le location tipiche spagnole della desertica ed affascinante Almeria, per raccontare una storia in stile western a tutti gli effetti, ma per una volta non ambientata in un'America simulata, ma nella Spagna ove sono state scelte le affascinanti ambientazioni.

La storia è piuttosto nota: un sottufficiale rimane irretito dalle grazie della bellissima gitana Carmen e, invece di consegnarla alla legge dopo una lite che la vede ferire una collega di lavoro, sceglie di lasciarla libera.

Nel tornare sui suoi passi, scopre che la donna è l'amante del suo capitano e, quando i due inevitabilmente si affrontano, il nostro uomo di legge per l'ira uccide involontariamente il suo superiore, costringendo l'uomo a darsi alla macchia. Rifugiatosi ferito presso un paesino semi disabitato, ora appannaggio degli zingari, l'uomo sceglierà la via del brigantaggio e delle rapine, scoprendo tuttavia che Carmen è sposata con un bieco aguzzino che si atteggia a capo branco e tenta di soggiogarlo ai suoi capricci di piccolo dittatore.

Si affronteranno pure loro ma, pur avendone avuto la meglio, il nostro uomo dovrà sopportare una sconvolgente verità nello scoprire che i suoi sogni di trasferirsi in America sono tramontati da quando l'indomabile femmina si è innamorata di un aitante torero.

La storia, pur con qualche momento di stasi iniziale, in fondo funziona, e la direzione abile di Bazzoni si muove disinvolta entro paesaggi ottimamente ripresi da un cinemascope di pregiata fattura che si perde negli spazi infiniti della suggestiva ambientazione iberica.

Ottima l'interpretazione di Franco Nero, protagonista maschile perfetto, fiero ed ostinato che cerca di dominarsi di fronte alla bellezza disarmante della sua provocante compagna, forte della sua bella presenza e soprattutto di quei suoi occhi di un ceruleo abbagliante; ma è la prova dell'attrice americana naturalizzata francese Tina Aumont, nel ruolo di Carmen, quello che più appare distintivo e meritevole di lodi: bellezza esotica e calda (qui trovo che l'attrice somiglia assai a Claudia Cardinale), quintessenza di una carnalità che è l'arma inespugnabile di Carmen per ottenere tutto ciò che le conviene, la Aumont non è semplicemente la chiave centrale della storia, ma anche la vera forza di un film che nasce come ennesima riproposizione di un genere popolare di successo, alterandone tuttavia i connotati attraverso un audace mix spurio e, sula carta, quasi sacrilego, che tuttavia dimostra già da subito di saper funzionare molto bene, senza tradire nessuna delle due così eterogenee, differenti provenienze.

Nel ruolo del "mechant", Klaus Kinski appare perfetto, ma anche un po' troppo a rischio di risultare sempre uguale a se stesso.

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