Regia di Luigi Bazzoni vedi scheda film
Il film parte mieloso, romantico e sentimentale. Lento, cittadino, pieno di zuccherate, ma è la "Carmen" è bisogna prepare il territorio per la tragedia. Infatti, dopo il primo delitto, quando Franco Nero uccide un ispirato Franco Ressel (dall'apparizione fugace, ma dalla presenza gigantesca), il film prende una piega migliore, in crescendo. Franco Nero/José si da alla macchia, e lo pseudo-spaghetti western che era all'inizio il film di Bazzoni, diventa sempre di più un vero western: spazi aperti, assalti alla diligenza, i banditi che si fanno la pelle a vicenda, ecc... Ma è quando scende in campo il gigantesco Klaus Kinski che il film prende la piega giusta. Infatti, il "folle" Kinski uccide come una carogna, gestisce la situazione come un tiranno, e infine muore solitario nella prateria spagnola, mentre la camera s'allontana sempre di più da lui che a sua volta si fa sempre più piccolo, per poi cadere con un gran tonfo nel silenzio della notte. Subito dopo, stacco sul suo primo piano mentre ridendo pronuncia la parola con cui scherniva Franco Nero: "...Sbirro". Poi muore. Incredibile. Klaus Kinski Superiore.
Poi arriva la corrida, il paradigma iberico di vita e morte. Poi, la tragedia. La tragedia che si consuma nel nulla del deserto almeriense, con un finale ben montato che aumenta l'intensità della "malattia" e dell'ineluttabilità dei famosi punti di non ritorno.
E'un gran bel film. Che gli intellettuali dicano quello che vogliono, ma loro tanto, si sa, vivono lontani anni luce dal "C"inema.
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